“La sentenza di condanna del clan Spada di Ostia riconosce in modo ineludibile la presenza di criminalità organizzata nel litorale romano”. Così, in un comunicato, la segreteria della Cgil di Roma e del Lazio.

“La presenza di gruppi mafiosi è segnalata dagli studi e dalle relazioni dell’‘Osservatorio per la legalità e la sicurezza’ della Regione Lazio, ma ormai comincia a consolidarsi anche l’orientamento della giurisprudenza. Criminalità organizzata significa anche estensione di economia sommersa, lavoro nero, precarietà, paura. Dunque, una riduzione della libertà e della democrazia”, continua il sindacato.

“Per contrastare il fenomeno mafioso le sentenze sono ovviamente importanti, al fine di liberare gli spazi occupati dalle organizzazioni criminali. Si tratta di spazi politici, economici, sociali ma, come puntualizzava l’ex procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, se questi spazi non vengono riempiti da persone, organizzazioni, imprenditori sani, inevitabilmente verranno occupati da altri clan”, prosegue la Cgil.

“Dunque, diventa indispensabile sviluppare nel territorio romano e laziale una cultura dell’antimafia. Si deve fare in modo che beni e attività sequestrate diventino uno degli strumenti attraverso cui promuovere la cultura della legalità. Solo se si rispettano i contratti di lavoro e si esce dal sommerso si pongono le condizioni per un'economia sana, liberando maggiori risorse da destinare ai servizi pubblici, alle scuole, alla sanità”, aggiunge la nota.

“Si tratta di ridare speranza a un intero territorio. Da sempre siamo impegnati a combattere il disagio della mancanza di lavoro e il fenomeno ancora peggiore del lavoro povero, nella consapevolezza che queste condizioni creano le premesse di prosperità delle mafie. Basta, quindi, con le gare al massimo ribasso. Occorre promuovere le aziende sane, che, troppo spesso, proprio perché sane, vengono escluse da gare che non tengono conto del rispetto del lavoro e della qualità dei servizi”, conclude il sindacato.