In attesa di conoscere le intenzioni del nuovo governo sul processo di autonomia differenziata richiesta da alcune regioni (fra cui l’Emilia Romagna), i sindacati della scuola e della conoscenza dell’Emilia Romagna (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uilscuola) ribadiscono che “qualsiasi forma di autonomia differenziata in ambito scolastico è incompatibile con il valore universale e unitario della scuola e contrario al principio costituzionale”. “La scuola – proseguono in una nota unitaria – è una, nazionale, indivisibile; essa rappresenta un ineliminabile valore di coesione sociale del Paese che deve essere rafforzato e non disgregato”. Infine “il valore erga omnes del contratto non può essere messo in discussione o differenziato, a garanzia del ruolo giuridico del personale che vedrebbe un inasprimento delle differenze socio economiche a detrimento del diritto allo studio degli studenti”.

Per questi motivi, per Cgil Cisl e Uil, “l’istruzione deve stare fuori dalle materie oggetto di decentramento regionale. In ragione di ciò – spiegano –, chiediamo che anche la regione Emilia Romagna riveda la decisione assunta rinunciando a realizzare, in materia di istruzione, quel processo che porterebbe ad assecondare quel principio disgregatore. I diritti e la coesione sociale, l’unità del paese, il diritto allo studio, che è diritto universale, non possono essere esigibili a geometria variabile e ogni intendimento che vada anche solo nella direzione di mettere in discussione questi valori, non può che essere respinto”.

“Se la regione Emilia Romagna intenderà proseguire – spiegano i sindacati –, non incontrerà la condivisione del mondo della scuola. Non rassicura sapere che la regione non vuole gestire il personale della scuola (benché contraddittoriamente rivendichi la facoltà di assumere personale a tempo determinato). Di fronte ad un tema largamente divisivo nel e per il Paese, sull’istruzione deve fermarsi, dimostrando di avere a cuore il benessere dei ragazzi, della comunità educante e l’interesse a tenere insieme un Paese sempre più allo sbando sul piano economico, sociale, civile e culturale”, concludono.