Le gabbie salariali sono sinonimo di diseguaglianza e di divisione. Un disegno che non ha come fondamento la solidarietà: lascia indietro i più poveri e favorisce i più ricchi. Per questo ci siamo battuti per la loro abolizione e ci batteremo sempre affinché non vengano ripristinate”. Così la Cgil commenta l'ipotesi avanzata dalla Lega di differenziare i salari nell'ambito della riforma delle autonomie.
 
“Una proposta anacronistica e sbagliata - prosegue la Confederazione - che non va nella direzione giusta, ossia quella di favorire lo sviluppo e la crescita del Paese. Le uniche strade percorribili sono l’aumento dei salari per tutti, attraverso la contrattazione, e la riduzione dell’imposizione tributaria per i lavoratori e per i pensionati. Solo così si potranno favorire i consumi e l’economia potrà ripartire”.  “Con le gabbie salariali si rischia invece - conclude la Cgil - l’inasprimento dei conflitti sociali con la creazione di nuovi disallineamenti e l’incentivazione delle emigrazioni con il conseguente abbandono di interi territori”.

“Rimettere le gabbie salariali significa ampliare ancora le disuguaglianze tra le regioni, accentuare le divisioni tra le aree più ricche del Paese e quelle in cui vi sono desertificazione industriale e difficoltà economiche”. A dirlo è la segretaria confederale della Cgil Ivana Galli: “Si affronta il problema dall'inverso, dalla parte sbagliata, per far ripartire l'economia e i consumi si dovrebbe fare il contrario. Bisognerebbe investire e garantire diritti uguali a tutti”. Per l'esponente sindacale le gabbie salariali avrebbero l'effetto di favorire l'emigrazione, contribuendo “all'abbandono di interi territori, con gravi conseguenze sociali e ambientali”.

La segretaria confederale Tania Scacchetti aggiunge che la Cgil “ha sempre contestato le gabbie salariali e difeso l'unitarietà della contrattazione collettiva”. Per Scacchetti “l'idea di tornare a ‘piccole patrie’ non è assolutamente condivisibile. Abbiamo piuttosto il bisogno di rilanciare la contrattazione e non di creare nuovi disallineamenti, nuove disuguaglianze territoriali, che sono già elevate. Abbiamo bisogno di unificare il Paese”.