A Oria, in provincia di Brindisi, ieri pomeriggio (4 luglio) una piazza stracolma e straordinaria ha accolto Maurizio Landini per l’iniziativa organizzata dalla Flai e dalla Cgil sul lavoro sfruttato e il caporalato. Simbolica, ma anche aderente alla realtà presente la scelta di Oria: l’iniziativa si è svolta accanto al monumento dedicato alle vittime del caporalato – l’unico in Italia – e che raffigura le tre braccianti morte in un incidente 26 anni fa mentre andavano a lavoro su un furgoncino per otto persone ma che ne trasportava 18. Ieri come oggi si continua a morire a causa di condizioni di lavoro segnate da sfruttamento e ricatto; sono giovani donne, lavoratori stranieri, come i 16 morti nel Foggiano la scorsa estate. Nel nome delle braccianti di Oria tanti lavoratori e lavoratrici, stranieri e italiani, si sono ritrovati per confrontarsi con sindacato e istituzioni su caporalato, applicazione e funzione della legge 199/16, ruolo del sindacato per arginare lo sfruttamento.

L’iniziativa si è aperta con un momento toccante di ricordo delle vittime, con l’intervento del sindaco di Oria e di Antonio Ligorio della segreteria Flai Puglia. Ligorio ha voluto ribadire il legame tra le vittime del passato e quelle di oggi, vittime di un sistema di sfruttamento che deve essere arginato utilizzando le leggi esistenti. Dopo l’introduzione del segretario generale della Flai Puglia, Antonio Gagliardi, sono intervenuti Antonio Macchia (segretario generale Cgil Brindisi), Riccardo Rossi (presidente della Provincia), Pino Gismundo (segretario generale Cgil Puglia); Mario Loizzo (presidente del Consiglio Regione Puglia) e Giovanni Mininni (segretario generale Flai Cgil). I loro interventi, prima delle conclusioni di Landini, si sono alternati con quattro testimonianze di lavoratrici e lavoratori che hanno raccontato le proprie storie di lavoro e migrazione, di lavoro sfruttato e diritti negati, ma anche l’incontro con il sindacato, che ha significato possibilità di denunciare condizioni di lavoro sottopagato e sfruttato, mancata accoglienza e ricatti.

Come è stato ricordato dagli esponenti sindacali, oggi abbiamo un’arma in più per contrastare illegalità e sfruttamento, la legge 199, definita a ragione “legge di civiltà” perché persegue il caporale e le aziende che a questi si rivolgono e gli arresti numerosi di queste settimane dimostrano che lo strumento esiste e funziona. Ma accanto alla parte repressiva, la legge contiene quegli strumenti propositivi e preventivi che all’origine possono debellare il consumarsi del reato ai danni dei lavoratori.

“Tra le azioni per contrastare caporalato e sfruttamento in agricoltura – ha sottolineato Giovanni Mininni – oltre all’azione quotidiana portata avanti dalle forze dell’ordine, sarebbe ottima cosa far partire le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, come è accaduto proprio a Brindisi nei giorni scorsi. In questo modo, agendo su trasporto e collocamento sarà possibile mettere in campo anche strumenti positivi di prevenzione, come da tempo chiediamo. Noi intendiamo proseguire la nostra battaglia per la piena applicazione della legge 199, uno strumento valido che può veramente sconfiggere e prevenire la piaga dello sfruttamento lavorativo in agricoltura. Anche da Brindisi, dalla Puglia, terra che conosce bene questi fenomeni, vengono buone pratiche per contrastarli e quindi una spinta ad andare avanti”.

Nelle conclusioni Maurizio Landini ha ricordato come sia necessario applicare completamente la legge 199 per colpire il caporalato che non riguarda solo l’agricoltura ma anche altri settori, dall’edilizia alla logistica. Riprendendo il titolo dell’iniziativa, “Un lavoro per vivere”, Landini ha sottolineato che “la sicurezza non è chiudere i porti, la sicurezza è non morire sul lavoro, e combattere l'illegalità". Per agire contro il caporalato “bisogna applicare fino in fondo quella legge. Bisogna aumentare e investire ad esempio nelle forze che debbono controllare e garantire che questo non avvenga. E poi se si vuole affrontare davvero questa materia, bisogna tornare effettivamente a un collocamento pubblico in modo che diventi chiaro e trasparente come funziona”. Quindi controlli, collocamento e trasporto, su questi cardini si può proseguire e intensificare l’azione, affinché la stagione di raccolta, ormai quasi nel vivo, sia caratterizzata da condizioni dignitose di lavoro.