"Proporre un salario minimo legale, fosse anche di nove euro l'ora, è sbagliato per molte ragioni e sarà alla lunga anche controproducente". A dirlo è il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi: "La norma colpirebbe al cuore ogni politica di rivendicazione salariale oltre il recupero inflattivo ex post, dando un'arma in più a quelle aziende che vogliono ccnl con sempre meno autorità' salariale. Inoltre condannerebbe il Paese a ulteriori stagioni di bassi salari e/o di appiattimento delle professionalità, e non permetterebbe alla fascia mediana dei lavoratori, colpiti dalla crisi, di riprendersi".

La legge sul salario minimo "non risolverebbe concretamente nessun problema a quei due milioni di lavoratori poveri. Perché le false partite Iva (già incentivate dalla tassazione al 15 per cento) non sarebbero ricomprese, perché invece che lavorare 12 ore a 6-7 euro a settimana è molto probabile che il datore possa far lavorare il malcapitato solo otto ore settimanali a nove euro. Perché pure se lavori 20 ore a settimana come prima (perché solo quel lavoro hai trovato), sempre a 800 euro lordi stai a fine mese". Se si vuole fare veramente "una cosa seria", che "si basi su un'iniezione di giustizia sociale" - conclude Genovesi - si abbia il coraggio "di introdurre una tassa sulle grandi e grandissime ricchezze (qualche volta frutto anche di evasione fiscale) e di finalizzare questo 'contributo di solidarietà' ad azzerare (o ridurre man mano che crescono i compensi) il cuneo fiscale a tutti coloro che prendono meno di 1.500-1.600 euro netti di stipendio. Si valorizzerebbe il lavoro, si metterebbero soldi freschi in mano a chi li spenderà sicuramente (aiutando i consumi), soprattutto si risponderebbe con una proposta forte e alternativa a chi va promettendo la flat tax. Cioè la più micidiale operazione di sottrazione di risorse ai ceti popolari e medi a favore dei ceti alti, dei ricchi, dei ricchissimi".