Restare in Umbria è possibile, deve esserlo. Ma alla nostra regione serve lavoro, di qualità, pagato giustamente e stabile. E il lavoro si crea non per decreto, ma con gli investimenti, spostando tutte le risorse disponibili, a partire dai fondi europei, sul lavoro e sulla produzione, imboccando con convinzione i binari dell’innovazione e della sostenibilità. È questo il messaggio lanciato con forza oggi, 11 aprile, da Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria che hanno riunito i propri gruppi dirigenti a Perugia, presso il centro congressi Quattro Torri.

I lavori, ai quali hanno partecipato i tre segretari generali dei sindacati umbri, Vincenzo Sgalla (Cgil), Ulderico Sbarra (Cisl) e Claudio Bendini (Uil), sono stati animati da numerosi interventi di rappresentanti sindacali, delegate e delegati, di tutti i settori. Sul piano nazionale – è stato sottolineato – la strada che il governo sta seguendo, confermata anche dall’ultimo Def, è una strada sbagliata, perché non punta sugli investimenti, unico strumento in grado di portare a una crescita reale, non dello zero virgola. Serve una vera riforma fiscale in grado di combattere le disuguaglianze crescenti, servono investimenti in infrastrutture (clamoroso il caso della E45, la cui chiusura danneggia l’export di una parte importante della regione), nell’istruzione (la scuola andrà allo sciopero generale nel mese di giugno, così come i metalmeccanici) e serve un’Europa diversa, ma forte e coesa.  

Per quanto riguarda l’Umbria, i sindacati hanno ribadito ancora una volta la gravità del quadro generale, con i dati economici che hanno fatto scivolare la nostra regione tra quelle del Sud. A fronte di questa situazione – hanno sottolineato Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria – il confronto aperto con la Regione è importante per spostare tutte le risorse disponibili verso il lavoro e mettere paletti per la futura programmazione dei fondi europei 2021-2027. È altresì fondamentale, per Cgil, Cisl e Uil, arrivare a una nuova legge sugli appalti, che garantisca diritti e parità di trattamento a tutte le lavoratrici e i lavoratori umbri, superando una volta per tutte la pratica del massimo ribasso, pericolosa anche sul fronte della legalità e della sicurezza sul lavoro. Occorre muoversi, dunque, in una direzione diametralmente opposta a quella intrapresa dal governo nazionale con il decreto Sblocca cantieri. 

“Investire sul lavoro, sulle infrastrutture, sul welfare significa dare prospettive ai giovani e consentire loro di costruirsi un futuro senza il bisogno di fare le valigie e lasciare la propria regione o, peggio, il paese – ha detto nelle sue conclusioni Ivana Galli, segretaria della Cgil nazionale –. Questo è esattamente quello che Cgil, Cisl e Uil stanno chiedendo a livello nazionale al governo, con la mobilitazione partita dalla grande manifestazione del 9 febbraio e che proseguirà con le tante iniziative programmate nelle prossime settimane. In questo percorso, però – ha concluso Galli – è centrale anche la nostra idea di Europa, l'Europa delle riforme, dell'inclusione e del lavoro contro quelli che intendono mettere in discussione il progetto europeo per tornare all'isolamento degli Stati nazionali, richiamando in vita gli inquietanti fantasmi del Novecento”.