Sistema dell’emergenza-urgenza al collasso in Campania e totale assenza di confronto con la Regione Campania e la struttura commissariale per risolvere una "situazione in cui è impossibile assicurare il diritto alla salute e alla vita". Peciò, la Fp Cgil Campania e Napoli ha lanciato oggi, nel corso di una conferenza stampa, gli 'Stati generali dell’emergenza-urgenza sanitaria' "per discutere di un problema che è prioritario per assicurare il diritto alla cittadinanza ed evitare il collasso dei pronto soccorso che è ormai imminente", come ha denunciato il segretario generale della Fp Cgil Campania, Alfredo Garzi.
 
"Sostanzialmente, i problemi di fondo della nostra regione consistono nel fatto che non abbiamo più le professionalità necessarie per assicurare l’emergenza-urgenza all’interno degli ospedali e i numeri per assicurare i turni di servizio. Abbiamo casi eclatanti in molte aziende e presidi ospedalieri di Napoli e della Campania, ed è su questo che chiediamo che s'intervenga al più presto. I fattori sono innumerevoli – ha proseguito il dirigente sindacale –, a cominciare dall’assoluta mancanza dei servizi territoriali che non consentono un filtro adeguato per operatori e cittadini, i quali non hanno altra alternativa che rivolgersi agli ospedali. Se non si ricostruisce un processo dove c’è un flusso tra pronto soccorso e reparti, non si risolve il problema, alimentando quella condizione di esasperazione fra pazienti e operatori sanitari che farà aumentare le aggressioni e le denunce".

"Siamo di fronte a una situazione insostenibile – ha proseguito il sindacalista –, della quale la Regione deve farsi carico. Ci appelliamo ai consiglieri regionali affinchè facciano la propria parte, dando indirizzi e stimoli, stabilendo le priorità e costruendo interventi utili ad uscire da questa situazione. Altrimenti, assisteremo la continua fuga di medici e pazienti dai nostri pronto soccorso".
 
Per questo, gli Stati generali dell’emergenza-urgenza sanitaria, indetti dalla Fp Cgil Campania e Napoli, "hanno l’ambizione di ricreare una comunione fra diritti dei cittadini e dei lavoratori – ha ricordato Giosuè Di Mario, della Fp Cgil Napoli –, che sono difficilmente esigibili in questa regione. L’emergenza è centrale per ricreare quel sistema di vasi comunicanti che consente di dare risposte appropriate ai cittadini. La narrazione della Regione si scontra con le contraddizioni che emergono quotidianamente, creando uno sbarramento al confronto con le organizzazioni sindacali. L’ascolto è una condizione poco praticata, e se si continua a decidere nelle segrete stanze c’è il rischio concreto che il sistema imploda, e se non facciamo anche noi la nostra parte ne saremo corresponsabili".
 
"Ormai siamo di fronte ad un’emorragia di medici dai pronto soccorso – ha constatato Giuseppe Visone, della Fp Cgil medici –, e l’esempio più grande è quello dell'ospedale Cardarelli. Lavorare nell’emergenza è una vocazione o un obbligo. Chi è in questa condizione, decide di andare via appena possibile e ormai l’assenza di medici di emergenza-urgenza è diventata realtà. A Parma, l’ultimo concorso per i medici dell’emergenza è andato deserto. Se vogliamo che ciò non accada anche in Campania, bisogna agire nell’immediato, rendendo la vita di chi lavora nei pronto soccorso accettabile e dando loro qualche forma di incentivazione. C’è bisogno, insomma, di ribaltare un concetto culturale vecchio di trent'anni anni, secondo cui i pronto soccorso sono altro rispetto al contesto complessivo della struttura ospedaliera. Altrimenti, nelle prossime settimane molti ospedali non saranno in grado di garantire i turni di pronto soccorso".
 
Per il segretario generale della Cgil Campania, Nicola Ricci, "quando si arriva a questo, vuol dire che più di un campanello d’allarme non è stato ascoltato. Crediamo fortemente in questa battaglia. Da tempo, non c’è alcun confronto con le organizzazioni sindacali, mentre il presidente De Luca pensa di risolvere il problema della sanità pubblica campana cambiando dirigenti e manager. Non c’è nulla di più sbagliato. Il problema non va affrontato come fosse una questione privata tra governo e regione, per ottenere l’approvazione del piano ospedaliero e l’uscita dal commissariamento. Un piano privo di risorse, che prevede un taglio di 60/90 strutture complesse. Taglio che avrà ricadute importanti sugli utenti e gli operatori sanitari. Senza un confronto con le organizzazioni sindacali, non si risolverà nulla".