“Siamo qui per manifestare contro il disconoscimento dell’essere umano, contro il lavoro che non c’è, contro le vergognose condizioni di sfruttamento". Così Ivana Galli, segretaria generale della Flai Cgil e segretaria confederale della Cgil nazionale, concludendo oggi (martedì 26 febbraio) la manifestazione “Fuori dal ghetto. Insieme per dare più dignità al lavoro agricolo”, organizzata fa Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil regionali a Reggio Calabria, in piazza Italia. Una mobilitazione per dire basta alle “vite tristemente spezzate come accaduto in quel villaggio infernale di San Ferdinando”, dove nella notte del 16 febbraio scorso, in seguito a un rogo nella tendopoli, è morto carbonizzato Moussa Ba, cittadino senegalese di 29 anni, bracciante agricolo nelle campagne della piana di Gioia Tauro.

"In questa terra, ma non solo, i lavoratori migranti sono oggetto di sfruttamento e di condizioni di vita estreme, disumane”, prosegue Galli: "Dobbiamo lottare e manifestare per ottenere un lavoro dignitoso e pagato secondo contratto. Chiediamo accoglienza, alloggi, servizi. Chiediamo cose previste dalla legge e dai contratti, non chiediamo nulla di straordinario. Diciamo fuori dal ghetto, a San Ferdinando, a Foggia, a Mondragone". Riguardo la situazione specifica di San Ferdinando, l'esponente sindacale sollecita il governo "a sostituire la tendopoli con moduli abitativi provvisti di servizi igienici e riscaldamento. Si può sperimentare un’accoglienza diffusa, di certo non si può morire di freddo o negli incendi. Non si possono tenere le persone in condizioni non dignitose, usate come braccia da sfruttare a pochi euro al giorno. Questo accade davanti agli occhi di tutti e nell’indifferenza di troppi, a cominciare da chi ha la responsabilità di intervenire. Interventi nel segno della civiltà, della legalità, dell’accoglienza”.

“Sono centinaia i migranti, per lo più lavoratori agricoli sfruttati e sottopagati, senza una dignitosa dimora, costretti a vivere in condizioni disumane”, spiegano Flai, Fai e Uila. Moussa Ba è la quarta vittima nella tendopoli di San Ferdinando: il 2 dicembre scorso è morto in un incendio il diciassettenne gambiano Surawa Jaiteh, il 3 giugno scorso è stato ucciso a fucilate il 29enne maliano Soumaila Sacko, mentre il 27 gennaio 2018 è rimasta carbonizzata in un rogo la 26enne nigeriana Becky Moses. I sindacati dicono anche basta “alle baraccopoli su tutto il territorio calabrese” e chiedono una “risposta dello Stato a tragedie come quelle avvenute in questi mesi, che non può consistere unicamente in uno sgombero ‘al buio’ di tutti i migranti presenti nella tendopoli di San Ferdinando”.

Flai, Fai e Uila hanno quindi condiviso l’idea di organizzare una manifestazione per esprimere “vicinanza e solidarietà alle famiglie delle vittime, evitare ulteriori tragedie e sostenere l’importanza del lavoro agricolo di qualità”. Un appuntamento, dunque, per rilanciare le proposte del sindacato unitario, chiedendo con forza “interventi concreti e immediati alle istituzioni e chiedere l’installazione di moduli abitativi dotati di impianti igienici e di riscaldamento a norma di legge anche presso le aziende agricole”. Per queste ragioni, concludono Flai, Fai e Uila, “in nome di Becky Moses, Soumaila Sacko, Surawa Jaiteh e Moussa Ba, facciamo appello a quanti ancora credono nella difesa dei diritti umani e nella dignità delle persone a partecipare tutti insieme a questa importante mobilitazione”.

Nei giorni scorsi i sindacati dei lavoratori agricoli di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto una lettera al ministro dell’Interno Matteo Salvini, sottolineando la “situazione insostenibile e inaccettabile” di San Ferdinando e sollecitando il governo sia a sbloccare l’avvio di un piano alloggiativo diffuso sul territorio sia a intensificare le attività di contrasto e prevenzione al caporalato. “La soluzione per il problema dei ghetti, che vanno smantellati, non è la deportazione di questi braccianti verso luoghi in cui non potranno trovare lavoro”, si legge nella lettera: “Occorre invece regolarizzare la loro presenza sul territorio attraverso un’accoglienza dignitosa, prevista dall’articolo 9 della legge 199/2016, soprattutto utilizzando gli alloggi già realizzati con risorse finalizzate all’accoglienza dei migranti, e con la regolarizzazione e il rispetto dei contratti di lavoro”.

(aggiornamento ore 13.44)