Come si delegittima un avversario? Da sempre con la calunnia che nell’era dei social viaggia sul web. Come si delegittima quindi un sindacato che ha riempito piazza San Giovanni rivendicando la forza e l’autorevolezza per confrontarsi con il governo? In tanti modi, ma di sicuro la calunnia via social è tanto più efficace perché difficilmente controllabile. Lo sa bene l’ex segretario generale della Cgil Susanna Camusso che – nelle ore della manifestazione – ha constatato l’anomalo moltiplicarsi di falsi follower su twitter e di attacchi mirati sulla sua pensione, lei che in pensione non è.

Interessante è la tempistica di questi attacchi. Quello sulla pensione stratosferica di Camusso era già partito una prima volta a ridosso del congresso della Cgil, nel momento del passaggio di testimone a Maurizio Landini. In quei giorni su Facebook si moltiplicavano i post che davano per l’ex segretario generale una pensione dorata. Bufale con performance da capogiro in termini di visualizzazioni, commenti e soprattutto condivisioni. Possibile, ci chiediamo noi, che così tanta gente creda a una notizia così palesemente falsa, pur potendo scoprire con due click l'ammontare di quella retribuzione che da tempo è online e negli anni è stata pubblicata da qualsiasi sito di informazione? Sì, è possibile, perché la notizia è verosimile.

Come ho già detto più volte, l’elemento chiave per far decollare una fake è la plausibilità. Camusso non è più segretario generale della Cgil e non è nemmeno giovanissima, quindi per la maggioranza delle persone che non si preoccupano minimamente di verificare la fonte è facile pensare che sia in pensione. Il resto lo ha fatto il risentimento sociale alimentato da inchieste giornalistiche che hanno fatto emergere casi di dirigenti sindacali che, forzando le norme e i mancati controlli da parte dell’Inps, si sono garantiti lauti vantaggi personali. Al cittadino medio, però, non importa che nessuno di questi casi abbia visto coinvolta la Cgil. Se risentimento è, non ragiona e non opera distinguo.

Ma la strategia di delegittimazione del sindacato non è passata solo attraverso l’attacco diretto al suo ex segretario generale. Nelle stesse ore, alimentata da esponenti di governo, è riemersa sulla stampa mainstream, come sui social, la polemica sulle presunte pensioni d’oro dei sindacalisti. A poco serve ribadire che ai rappresentanti dei lavoratori viene applicato il medesimo regime previdenziale di qualunque altro lavoratore. Non serve, non appare credibile. Per la manifestazione del 9 febbraio, la deputata grillina Vittoria Baldino ha fatto di meglio, andando per talk show e sul web a dire che i lavoratori sono stati “costretti” a manifestare. Con un’abilissima mossa ha poi realizzato un filmato diffuso sulla sua pagina Facebook nel quale la si vede chiacchierare con i manifestanti – ma non si sente l’audio del loro dialogare – mentre racconta come quei lavoratori non siano in contrasto col governo o con il Movimento 5 stelle, ma si trovino lì solo perché glielo ha chiesto il sindacato. Anche in questo caso si tratta di una bufala che affonda la sua verosimiglianza nelle immagini senza audio.

Come arginare questo fiume in qualche modo alimentato dalle dinamiche delle piattaforme social? Una risposta univoca oggi non c’è, anche perché i social per definizione vivono di socializzazione, di traffico quindi. E di conseguenza non traggono alcun beneficio dall’arginare le calunnie, semmai dall’esatto contrario. Cioè dall’attivarsi della parte lesa per replicare. Questa duplice attività, del calunniare e del difendersi, genera il traffico di cui i vari Facebook, Twitter, Youtube vivono e che quindi non hanno alcun interesse ad arginare. Gli esperti dal canto loro sostengono che fare debunking non serva, perché chi condivide quelle notizie è già predisposto a prenderle per buone e quindi non cambierà mai idea. Le vie legali hanno tempi e modalità incompatibili con la velocità dei social. Resta l’esigenza di fare chiarezza e per i sindacati di attrezzarsi non solo a difendersi, ma anche a veicolare in maniera più ampia e capillare i propri temi. Proprio come fanno gli untori di fake ogni volta che serve un’azione di delegittimazione.

Esmeralda Rizzi è responsabile social della Cgil nazionale