“Credo (…) che il Paese abbia bisogno di spiegazioni su quel che realmente accadde a Genova. L'Istituzione, attraverso di me, si muove e si muoverà a tal fine senza alcuna riserva, non attraverso proclami via stampa, ma nelle sedi istituzionali e costituzionali”. E’ quanto dichiara il capo della polizia, Antonio Manganelli, in una lettera al quotidiano Repubblica riguardo ai fatti avvenuti alla scuola Diaz nella notte del 21 luglio 2001, durante il G8 di Genova.

La sentenza è ancora fresca: vertici della polizia assolti, tredici condanne per un totale di 35 anni e sette mesi (rispetto agli oltre 108 anni chiesti dall'accusa) e 16 assoluzioni. L’ha irrogata il 13 novembre scorso la prima sezione penale del Tribunale di Genova, presieduta da Gabrio Barone. I giudici non hanno rilevato connessioni tra l’operato dei poliziotti quella notte alla Diaz e la catena di comando che portava ai vertici della stessa polizia, smontando di fatto il teorema dell’accusa.

Nella lettera a Repubblica, Manganelli assicura che la polizia, per fare luce su quanto accaduto a Genova, “si muove, e si muoverà, inoltre, con i fatti. Dall'inizio del mio mandato – scrive Manganelli - mi sto adoperando per approfondire, e anche correggere, tutte le modalità di intervento ‘in piazza’ anche avviando la costituzione della prima scuola di polizia per la tutela dell'ordine pubblico che sarà inaugurata il prossimo 3 dicembre. Abbiamo ai vertici dei reparti, investigativi e operativi in genere, persone pulite. Dal luglio dello scorso anno, io sono il loro garante e mi assumo, come ho già fatto, la responsabilità per gli errori che possano commettere”.

“Oltre 150 anni di storia – afferma Manganelli -, i nostri morti e il lavoro diuturno per il bene dei cittadini di migliaia di persone sottopagate onorano la Costituzione ogni giorno. Non credo perciò che nessuno abbia bisogno di essere rassicurato sulla fedeltà alla Costituzione delle forze di polizia.”

Queste le condanne del processo Diaz: 4 anni a Vicenzo Canterini, ex capo Reparto Mobile di Roma; 2 anni a Michelangelo Fournier, ex vice di Canterini; 3 anni a Fabrizio Basili, Ciro Tucci, Carlo Lucaroni, Emilio Zaccaria, Angelo Cenni, Fabrizio Ledoti, Pietro Stranieri e Vincenzo Compagnone. Tre anni anche a Pietro Troiani; due anni e sei mesi a Michele Burgio; un mese a Luigi Fazio.