Il 26 luglio del 1953 un ragazzo non ancora ventisettenne, Fidel Castro, guida l’assalto alla caserma Moncada in opposizione al regime di Fulgencio Batista. 

Lo fa insieme al fratello Raul e alla testa di un centinaio di studenti. 

L’attacco fallisce e i suoi esecutori vengono torturati, imprigionati o uccisi. 

Ma è il primo atto di una Rivoluzione.

Fidel Castro, insieme ai pochi ribelli sopravvissuti, si darà alla fuga sulla Sierra Maestra, ma sarà catturato il 1º agosto.

Durante il processo si difenderà per proprio conto. 

La sua arringa difensiva - trascritta da un giornalista presente in tribunale - passerà alla storia con il nome La storia mi assolverà.

“Chi vi parla - dirà - odia profondamente la vanità degli stolti e né il suo spirito, né il suo carattere lo spingono ad atteggiarsi a tribuno o ad abbandonarsi al sensazionalismo. Se sono stato costretto a farmi carico della mia difesa, ciò è dipeso da due ragioni. Primo, perché di fatto sono stato privato di qualunque tipo di difesa. Secondo, perché solo chi è stato ferito così duramente e ha visto così insultata la patria e sporcata la giustizia può trovare in una simile circostanza parole che sono sangue del cuore e viscere della verità”.

“Non abbiamo mai pensato - prosegue l’arringa - di combattere contro i soldati della caserma: contavamo piuttosto, approfittando della sorpresa, di impossessarci del suo controllo e di quello delle armi, di lanciare un appello al popolo, quindi di radunare i militari e di invitarli ad abbandonare l’odiosa bandiera della tirannia per abbracciare la causa della libertà, a difendere i grandi interessi della nazione e non i meschini interessi di una cricca; a sparare contro i nemici del popolo e non contro il popolo in cui si trovano i loro figli e i loro genitori; a lottare insieme al popolo, da fratelli quali suono, e non contro di esso, come i nemici che si vuole siano; ad andare uniti verso l’unico ideale bello e per il quale sia degno sacrificare la vita, che è la grandezza e la felicità della patria. A chi dubita che molti soldati si sarebbero uniti a noi, chiedo: quale cubano non ama la gloria? Quale anima non si infiamma in un’alba di libertà? (….) Concludo la mia difesa, ma non lo farò come fanno sempre tutti gli avvocati chiedendo la libertà dell’imputato. Non posso chiederla mentre i miei compagni stanno patendo la prigionia all’Isola dei Pini. Mandatemi insieme a loro, a condividere la loro sorte (…) so che il carcere sarà duro come non lo è mai stato per nessuno, pieno di miserabili minacce e di vile accanimento nei miei confronti. Eppure non lo temo. Non lo temo come non temo la furia del miserabile tiranno che ha strappato la vita ai miei settanta fratelli. Condannatemi, non importa, la storia mi assolverà”.

Condannato a 15 anni da scontare nella prigione sita sull’Isola dei Pini e rilasciato nel maggio 1955 grazie a un’amnistia generale, Castro andrà in esilio in Messico e negli Stati Uniti.

A Città del Messico Fidel, tramite un gruppo di esuli compatrioti, conosce un giovane medico argentino, Ernesto Guevara de la Serna, idealista rivoluzionario che si appassionerà moltissimo alla vicenda cubana tanto da aderire al Movimento 26 luglio. 

“Il Movimento 26 Luglio - dirà lo stesso Fidel il 19 marzo 1956 - è l’organizzazione rivoluzionaria di tutti gli uomini umili e che agisce in favore degli umili. Se una speranza di riscatto esiste per la classe operaia cubana, cui nulla possono offrire le varie camarille politiche, essa è rappresentata da questo movimento, che è anche una speranza di terra per i contadini che vivono come paria in quella patria che i loro avi hanno liberato, una speranza di ritorno per quegli emigrati che hanno dovuto abbandonare una terra che era la loro, ma che non offriva né lavoro né vita, una speranza di pane per gli affamati e di giustizia per gli oppressi (...) Il Movimento 26 Luglio lancia un invito caloroso a serrare le fila e è pronto a accogliere tutti i sinceri rivoluzionari di Cuba, senza riserva alcuna, da qualunque partito provengano, quali che possano essere state le divergenze passate. Il Movimento 26 Luglio rappresenta l’avvenire migliore e più giusto per la patria e quest’impegno d’onore, solennemente preso di fronte al popolo, sarà mantenuto”.