La Giornata internazionale contro la violenza sessuale nei conflitti armati è stata introdotta il 19 giugno del 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite tramite la Risoluzione A/69/L.75, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza dell’opinione pubblica ma anche di onorare le vittime di tali crimini.

Dall’Iraq al Myanmar, dalla Siria alla Somalia, passando per l’Afghanistan e moltissimi Paesi dell’Africa, la violenza sessuale colpisce soprattutto le donne (adulte e minorenni) ma non risparmia gli uomini, in particolar modo bambini e ragazzi.

“Il fenomeno è drammatico e preoccupante - affermava due anni orsono Maurizio Simoncelli vicepresidente di Archivio Disarmo - Il corpo della donna in questi luoghi - prosegue - diventa un campo di battaglia; perché in questo modo non viene solamente violentata la donna o il minore, ma viene distrutta anche la forza dell’unione della comunità, viene messa in evidenza l’incapacità dell’uomo di difendere la propria famiglia, è un modo per offendere nell’intimo più profondo. Purtroppo non è un fatto nuovo, purtroppo fa parte della storia dell’umanità. Anche in Italia abbiamo vissuto la vicenda delle donne violentate in Ciociaria dopo lo sfondamento del fronte di Cassino ad opera delle truppe coloniali francesi, lo abbiamo vissuto duramente. Non è un fatto passato, è un fatto ancora attuale e noi continuiamo a seguirlo perché in tutte le guerre, nelle decine e decine di guerre che sono in corso nel nostro pianeta - anche se i massmedia parlano di 2 o 3 - la violenza non solo fisica ma anche in particolar modo sessuale, è un elemento caratterizzante di queste vicende contemporanee di cui si sa molto poco”.

Ma che cosa sono state esattamente le ‘marocchinate’?

Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (non solo marocchini, dai documenti conservati presso dell’Archivio Centrale dello Stato risulta che anche i francesi bianchi parteciparono alle violenze) durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale.

“Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate - scrive nel libro nel libro Napoli ’44 lo scrittore Norman Lewis, all’epoca ufficiale britannico sul fronte di Montecassino - A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n’erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi”.

Una nota del 25 giugno del 1944 del comando generale dell’Arma dei Carabinieri dell’Italia liberata alla Presidenza del Consiglio, segnala nei comuni di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo e Sgurgola, in soli tre giorni (dal 2 al 5 giugno 1944, giorni della liberazione di Roma), 418 violenze sessuali, di cui 3 su uomini, 29 omicidi e 517 furti. I numeri delle vittime non sono certi, alcune fonti parlano di alcune migliaia, altre arrivano fino a 60 mila.

Migliaia furono certamente le donne contagiate dalla sifilide e da altre malattie veneree, così come migliaia furono quelle che rimasero incinta (il solo orfanotrofio di Veroli, accoglieva, dopo la guerra, circa 400 bambini nati da quelle unioni forzose). Molte delle donne “marocchinate” saranno poi scansate dalla comunità a causa dei pregiudizi di allora, ripudiate dalle famiglie e a centinaia finiranno suicide. Nel 1952 la deputata del Pci Maria Maddalena Rossi presenterà un’interrogazione parlamentare sul tema (LEGGI).

Se il papa cerca di fermare in qualche modo il massacro (il papa, non tutta la gerarchia ecclesiastica. “Se le donne non si esponessero volontariamente non correrebbero alcun pericolo”, scriveva il cardinale Tisserand allo stesso Pontefice), tristemente silenziosi rimangono i vertici militari e politici francesi (si legge in una relazione del capitano italiano Umberto Pittali redatta il 28 maggio 1944: “Gli ufficiali francesi lasciano ai marocchini una discreta libertà di azione” e “preferiscono ignorare” quanto accade).

“Adesso lui mi stava sopra; e io mi dibattevo con le mani e con le gambe; e lui sempre mi teneva fissa la testa a terra contro il pavimento, tirandomi i capelli con una mano, e intanto sentivo che con l'altra andava alla veste e me la tirava su verso la pancia e poi andava tra le gambe; e tutto a un tratto gridai di nuovo, ma di dolore, perché lui mi aveva acchiappato per il pelo con la stessa forza con la quale mi tirava i capelli per tenermi ferma la testa”, scriveva, tra i pochi, nel 1957 Alberto Moravia ne La Ciociara, un libro, bellissimo, da cui venne tratto anche un film.

Per tanto, troppo tempo, delle marocchinate non si è parlato o lo si è fatto poco, a bassa voce, anche per il timore di favorire la propaganda fascista che ha ovviamente tentato di strumentalizzare quei terribili fatti. Ma se comprendere è impossibile, conoscere è necessario. Anche oggi, soprattutto oggi.