La Commissione europea si appresta a rilanciare il programma Garanzia Giovani. Varato per la prima volta nell’aprile 2013 il piano aveva l’ambizione di contrastare la disoccupazione giovanile attraverso una serie di provvedimenti destinati a offrire opportunità di formazione e occupazione agli under 30. La piaga dei ragazzi senza un lavoro, però, è tutt’altro che sanata e la crisi provocata dalla pandemia di  Covid-19 rischia di peggiorare un quadro già critico. Secondo i dati Eurostat, nel solo mese di marzo, a lockdown appena iniziato, i giovani disoccupati sono aumentati di 159 mila unità, arrivando a 2 milioni e 800 mila, che si vanno ad aggiungere a un esercito di precari in lotta per una sopravvivenza dignitosa. Stando alle previsioni, poi, quel numero arriverà a sfiorare i 5 milioni entro la fine dell’anno mentre saranno 6 milioni e 700 mila i cosiddetti neet, non inseriti né in un percorso professionale né in uno educativo.

Uno scenario che il sindacato europeo non esita a definire devastante. Da Bruxelles la European Trade Union Confederation richiama dunque i commissari ad aumentare i finanziamenti, a migliorare l’accesso al piano rendendolo universale, a dare priorità a opportunità reali di occupazione e a coinvolgere i sindacati a tutela del diritto al lavoro e alla formazione, fine ultimo di questa iniziativa. In effetti, da questo punto di vista, il vecchio programma ha rivelato numerose lacune: in molti Paesi, Italia compresa, il 60% delle offerte ha riguardato tirocini. Gli Stati membri non hanno affatto raggiunto l’obiettivo di offrire ai neet un’occasione per uscire dal limbo di cui sono prigionieri; e, calcolatrice alla mano, i 6,4 miliardi di euro destinati inizialmente al piano per gli anni 2014 – 2020 corrisponderebbero a 1,33 euro per ciascuno dei ragazzi che resteranno a casa quest’anno.   

Daniele Lanni, membro del Comitato Giovani della Ces, sottolinea che "L'assenza di normative stringenti su tirocini e apprendistati di garanzia giovani soprattutto nei Paesi del Sud Europa e in Italia rischia di generare l'ennesimo tirocinificio e nuove situazioni di dumping. Dal punto di vista della Cgil garanzia giovani non può voler dire esclusivamente tirocini, il pericolo, se così fosse, sarebbe una nuova esclusione dei neet, perché le aziende finirebbe per privilegiare chi nel mondo del lavoro sarebbe entrato comunque".

"La garanzia giovani nel nostro paese - spiega il segretario nazionale della Cgil Giuseppe Massafra - ha intercettato pochissimo i giovani più fragili, con bassi titoli di studio e che vivono in aree deprivate. Un nuovo programma europeo per i giovani deve guardare soprattutto a loro, puntando ad offrire percorsi formativi  per innalzare i loro livelli di qualificazione  e consentirgli di accedere a opportunità di lavoro di qualità. Altrimenti il rischio è che saranno le nuove generazioni a pagare il prezzo più alto anche di questa crisi". 

Il timore, insomma, è che come accaduto nel recente passato, anche a causa di politiche che hanno scommesso sulla precarietà del mercato del lavoro, milioni di giovani italiani ed europei vengano ancora una volta sfruttati come manodopera pronta all'uso e a basso costo. Le ripetute promesse della Commissione europea verso intere generazioni sono spesso cadute nel vuoto. La speranza è che si trovino le risorse e il coraggio per difendere davvero quello che resta un diritto fondamentale: il diritto al lavoro.