Con quasi 100mila persone contagiate dal Coronavirus in tutto il mondo è ormai evidente che i luoghi di lavoro rappresentano la prima linea per combattere la diffusione del contagio. Eppure, ci sono diversi milioni di lavoratrici e lavoratori in decine di paesi che non sarebbero nelle condizioni di proteggersi se dovessero contrarre l'infezione, perché non avrebbero diritto ad entrare in malattia e rischierebbero di perdere tutto una volta poste in isolamento. Questo comporta naturalmente un rischio di ulteriore diffusione del virus molto elevato.

A denunciare questa situazione è la Csi, il sindacato mondiale, che richiede ai governi di tutti i paesi “misure urgenti per assicurare ai lavoratori che mostrano sintomi compatibili con l'infezione di poter entrare in malattia senza il timore di perdere il lavoro o il reddito”.

“L'Organizzazione mondiale della sanità mette in guardia sul rischio molto elevato di una diffusione e di un impatto globali del virus – afferma Sharan Burrow, segretaria generale della Csi – e i luoghi di lavoro sono al centro degli sforzi di contenimento e mitigazione. Per questo – continua la leader del sindacato mondiale – insieme a tutte le altre misure, i governi devono assicurare che i datori di lavoro concedano ai lavoratori che hanno sintomi tutto il tempo necessario senza penalizzazioni di sorta. Vanno quindi colmate – insiste Burrow - tutte quelle lacune di protezione sociale oggi esistenti che attualmente rendono difficile per le persone interrompere il proprio lavoro quando sono malate”.

Secondo la Csi, la necessità di permessi retribuiti per malattia non è mai stata così evidente, anche perché, se il rischio di infezione è altissimo soprattutto per i lavoratori della sanità, specie dove gli equipaggiamenti di protezione e le strutture sono insufficienti e sotto gli standard necessari, ci sono molti altri settori nei quali grandi numeri di persone convivono o sono comunque in transito e che potrebbero essere vettori di trasmissione”.

“Quella del Covid 19 sta diventando una crisi globale – afferma ancora Sharan Burrow – e i governi devono rispondere in maniera corale, in primis rafforzando i sistemi sanitari che in molti paesi sono stati sottofinanziati per anni. Poi, ci sono le conseguenza secondarie, di carattere economico, che potrebbero essere molto serie, visto che l'Ocse paventa il rischio di un dimezzamento della crescita globale”. In questo quadro, secondo Burrow, la cooperazione globale e multilaterale è essenziale per combattere la diffusione del virus e per fare i conti con le conseguenze. In quest'ottica, la Csi ritiene positivo che i paesi del G7 abbiano annunciato un'azione concertata, cosa che però andrebbe estesa al G20 e a tutti gli altri organismi multilaterali.