L'articolo che segue è tratto da Idea Diffusa, l'inserto sul lavoro 4.0 realizzato da Rassegna Sindacale insieme all'Ufficio lavoro 4.0 della Cgil. Qui il pdf integrale del nuovo numero

Il progetto della nuova Via della Seta ha acquisito ormai le sembianze di una Grand Strategy cinese, che coinvolgerà 125 Paesi grazie a 173 accordi siglati. L’imponente mercato che verrà a crearsi consentirà a Pechino non solo di proiettare all’esterno le sue enormi capacità produttive, ma anche di realizzare quella che il “Paese di mezzo” ha definito la “comunità dal destino condiviso”.

Una delle infrastrutture che la Cina si appresta a costruire lungo i corridoi che costituiscono la nuova grande infrastruttura – oltre a ferrovie, autostrade e porti – è quella del 5G. La quinta generazione di connessioni mobili promette di essere venti volte più veloce rispetto al 4G e di raggiungere una velocità di download dieci volte superiore a quella attuale. Ne beneficerà la qualità delle connessioni tra gli individui, ma anche l’interazione reciproca tra i dispositivi. Le smart cities o le tecnologie industriali 4.0 non saranno più fantasie: il 5G spingerà le nostre esperienze quotidiane verso una nuova frontiera tecnologica mai sperimentata finora.

Per quanto riguarda il nostro Paese, Huawei e Zte sono i due leader cinesi che competono per il diritto all’utilizzo delle onde millimetriche. La prima ha già accordi con Tim e Fastweb per sperimentare il 5G nell’area di Bari-Matera, così come con Vodafone per quanto concerne l’area metropolitana di Milano. Le opportunità per l’Italia sono elevatissime: dalla concretizzazione della conversione agli standard 4.0 per i comparti industriali ad alto valore aggiunto, alla possibilità per le città di interagire con i cittadini “imparando” a offrire servizi migliori.

Tuttavia, rimane aperta una questione delicata: la gestione dei dati. Non è ancora chiaro, considerata l’interconnessione tra governo e imprese in Cina, quale utilizzo potrebbe essere fatto dei big data attraverso le tecnologie 5G, né come i Paesi, e in questo caso l’Italia, possano tutelarsi da un’eventuale fuga di dati sensibili o strategici. Come sintetizza un eminente osservatore americano, Robert D. Kaplan, “una maggiore connettività non porta necessariamente a un mondo più pacifico”.

Alberto Prina Cerai e Arianna Papalia sono redattori di Pandora Rivista