L'aumento delle temperature, aggravato dal disboscamento e dallo sfruttamento eccessivo di terreni e risorse idriche, rappresenta una grave minaccia alla sicurezza alimentare dell’umanità, producendo fame e migrazioni. E una dieta che faccia meno ricorso a carne e latticini potrebbe aiutare a far fronte alla crisi. Lo afferma il nuovo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), approvato a Ginevra dalle delegazioni di 195 paesi e pubblicato oggi (8 agosto).

“Il clima visto dal mio piatto” è la prospettiva molto concreta scelta dagli esperti delle Nazioni Unite per allarmare classi politiche e cittadini sulle conseguenze dirette del riscaldamento globale, che ipoteca la sicurezza alimentare di tutto il pianeta. “Cambiamento climatico, desertificazione, degrado dei terreni, gestione sostenibile dei suoli, sicurezza alimentare e flusso dei gas ad effetto serra degli ecosistemi terrestri”, è il lungo titolo dell'articolato nuovo rapporto. 

Il documento di 1.200 pagine – l’analisi scientifica più dettagliata mai realizzata su questi temi – sentenzia che il costante aumento della temperatura media globale (record storico registrato il mese scorso) e lo sfruttamento senza precedenti delle risorse naturali da parte dell'uomo sono minacce sempre più pericolose e vanno fermate per evitare una catastrofe. In effetti, sottolineano gli esperti, le attività umane hanno già danneggiato un quarto delle terre emerse non coperte dai ghiacciai mentre la crescente competizione per l'utilizzo dei suoli sta deteriorando irrimediabilmente gli ecosistemi. 

Gli autori del rapporto denunciano le contraddizioni dell'attuale sistema alimentare mondiale, in particolare il crescente consumo di carne (anche se non arrivano a invitare a mangiare solo vegano o vegetariano): circa 820 milioni di persone patiscono la fame mentre 2 miliardi di adulti sono obesi o in sovrappeso e il 30% del cibo viene sprecato. Denunciati anche tutti gli interessi delle potenti industrie agroalimentari e forestali, co-responsabili dell'attuale crisi. 

Il documento propone diverse soluzioni per tutelare gli ecosistemi, tra i quali lo sviluppo delle bioenergie e il coinvolgimento diretto delle popolazioni locali, con l'obiettivo di riuscire a far fronte alla sfida principale: dare cibo a 11,2 miliardi di persone nel 2100 senza superare la soglia ideale del riscaldamento climatico di 1,5 gradi, stabilita dall'accordo di Parigi. “Siamo molto felici che questo rapporto sia stato approvato. È un testo essenziale che dimostra come il modo in cui utilizziamo le terre ha riflessi sul clima ma anche sulla capacità di queste stesse terre a far sopravvivere la gente, la natura e la biodiversità”, ha commentato Fernanda Carvalho, esponente del Wwf.