L’approvazione della legge sulla riforma del sistema pensionistico polacco voluta dal governo di Donald Tusk, ha creato notevole malcontento fra i lavoratori. Mercoledì e giovedì scorsi (5 e 6 novembre) le manifestazioni di protesta hanno visto uniti i principali sindacati del Paese, OPZZ e Solidarnosc. Le proteste hanno coinvolto diverse categorie: dagli addetti al settore minerario agli insegnanti, passando per i metalmeccanici e i ferrovieri.

La legge riduce da un milione a 250 mila il numero dei lavoratori aventi diritto alla pensione anticipata. Il provvedimento alleggerirebbe le spese dello stato portandole a 500-600 milioni di zloty (pari a circa 160 milioni di euro) dai 4-5 miliardi del sistema preesistente, secondo dati del ministero del Lavoro. Un taglio pesante che è stato commentato dai dimostranti con la frase “popierajmy Tuska czynem, umierajmy przed terminem”, “appoggiamo Tusk e moriremo prima del tempo”.

Per il mondo sindacale il governo tradisce i princìpi del dialogo sociale ed evita il confronto con i rappresentanti dei lavoratori.
La sinistra, contraria alla riforma, aveva proposto di ammorbidire la legge facendo sì che le persone che hanno cominciato a lavorare prima del 1 gennaio 1999 e prestato la loro opera per un minimo di quindici anni in condizioni difficili, ricevessero una sorta di indennizzo a fronte del mancato diritto alla pensione anticipata. L’iniziativa non ha avuto fortuna e la legge è passata alla Camera con 235 sì, 183 no, 2 astensioni senza le modifiche proposte dai suoi oppositori, con i voti del PO, Piattaforma civica, partito liberale, e del PSL, Partito agrario, i soggetti politici che danno vita alla coalizione di governo formatasi nell’autunno dell’anno scorso, dopo le elezioni anticipate perse dall’allora premier Jaroslaw Kaczynski, leader del PiS, Diritto e Giustizia, formazione politica di destra contraria alla legge.

Il presidente della Repubblica Lech Kaczynski, fratello gemello dell’ex premier, è tra gli oppositori della riforma. Solo lui ora, che si trova in una situazione di aperto conflitto nei confronti del primo ministro, ha il potere di bloccare la legge con un veto che, qualora venisse posto, sarebbe appoggiato anche dalla sinistra (SLD).

Una situazione difficile, quindi, per i lavoratori, aggravata dai rincari riguardanti gas ed energia. Situazione di non univoca lettura neppure sul fronte dell’occupazione, perché se è vero che a settembre il tasso di disoccupazione è stato del 9,1% contro il 9,3% del mese precedente, è anche vero che secondo informazioni dell’Ufficio Centrale di Statistica (GUS), di recente gli imprenditori hanno dichiarato di poter, a breve, licenziare 14.600 persone. Si tratta della cifra più alta degli ultimi tre anni; e raddoppia il dato dello stesso periodo dell’anno scorso. Il rallentamento economico è evidente e la situazione del mercato del lavoro conferma questa tendenza secondo Piotr Bujak, economista del BZ WBK. La crescente propensione delle aziende a ridurre il personale riflette il peggioramento della situazione economica che influisce negativamente sulle esportazioni.