Ieri pomeriggio si sono riuniti i CdA di Tim, Cassa Depositi e Prestiti e OpenFiber in seduta straordinaria per siglare un accordo preliminare sulla Rete unica. Si sono dati 5 mesi di tempo per arrivare ad un accordo vincolate. La scadenza è al 31 ottobre e si capirà così anche come si intende raggiungere tale obiettivo.

“La realizzazione di una rete unica in fibra si propone di recuperare il tempo perduto ed è semplicemente una scelta di buon senso che il sindacato aveva indicato da anni”. Commenta Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil, che però avverte: “La modalità con la quale si intende procedere è invece potenzialmente pericolosa per l’occupazione e per il Paese”.

La preoccupazione principale incrocia il destino di Tim e la decisione di scorporo annunciata settimane fa, mentre si è in attesa della presentazione del piano industriale prosegue la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici del gruppo. Incertezze societarie, piano industriale di alienazione della rete Tim. Difesa dei perimetri occupazionali, rilancio strategico ed industriale del più grande ed importante Gruppo di Telecomunicazioni del Paese e contro il piano di taglio dei costi del lavoro irricevibile, presentato il 16 Maggio 2022 e contro le ipotesi di scorporo della rete, per l’unicità dell’azienda a difesa della tenuta occupazionale sono, infatti, le ragioni che hanno portato i sindacati di categoria ha annunciare “l’astensione per i lavoratori di tutte le aziende del Gruppo Tim dalle prestazioni straordinarie dal 21 Giugno 2022 al 21 luglio 2022 (compreso), all’interno di tale periodo proclamano a livello nazionale lo sciopero per l’intero turno di lavoro di tutti i dipendenti delle aziende del gruppo Tim per il giorno 21 giugno 2022”.

Come si inserisce il destino di Tim con le modalità di costruzione della rete unica? Dice ancora il segretario della Slc: “L’entità del danno potenziale potremmo valutarlo solo nel momento in cui saranno spiegati i dettagli dell’operazione. Per adesso, noto che si ragiona esclusivamente in chiave finanziaria, mentre le scelte industriali appaiono quantomeno nebulose. Di certo l’Italia perderà una delle poche grandi aziende rimaste, chiudendo con questo esito infausto la peggiore privatizzazione di tutti i tempi”.

E le perplessità riguardano anche il soggetto che dovrà progettare e realizzare la rete. Per Solari, infatti: “Se la nuova azienda titolare della rete nascesse poi privata dell’intelligenza per farla funzionare e per svilupparne tutte le potenzialità, ci troveremmo di fronte a un mostro che non ha eguali nel mondo. La prima conseguenza negativa sarà l’esclusione del nostro Paese dai processi di consolidamento in corso del settore delle telecomunicazioni a livello europeo, così migliaia di giovani qualificati non potranno trovare lavoro in Italia”.

Per questo il dirigente sindacale, concludendo la sua riflessione ricorda: “Abbiamo chiesto più volte un confronto con il Governo. Ora è obbligatorio portare questa discussione alla luce del sole, fuori dalle segrete stanze della finanza globale. In gioco c’è l’interesse generale del nostro Paese”.