Il caro bollette diventa una questione politica nazionale. Dopo gli annunci dei rincari in arrivo per quanto riguarda i costi dell’energia elettrica e del gas, è divampata la polemica e crescono le richieste di intervento del governo. Anche la Cgil è scesa in campo direttamente ieri (15 settembre) con una dichiarazione di Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil con delega alle reti e alle politiche energetiche. Il problema non riguarda solo l’assoluta insostenibilità sociale della decisione di aumentare le bollette nell’ultimo trimestre dell’anno. Vengono a galla problemi annosi di ordine più generale. 

Le regole che non funzionano
“È ormai chiaro che con questo tipo di regolazione si rischia di determinare una frattura sociale irreversibile - spiega Miceli - il prezzo delle materie prime è sempre cresciuto anche quando il petrolio era a 30 dollari. Queste sono le stranezze della regolazione. E l’aumento che si prospetta oggi è sicuramente ingiusto. Anzi è pure sbagliato definirlo aumento. Qui si tratta di una grandissima stangata che piomberà su milioni di famiglie italiane”. I termini utilizzati dal sindacalista della Cgil non sembrano casuali o determinati dalle esigenze di semplificazione della comunicazione. “Parliamo di stangata – spiega infatti Miceli – senza alcuna esagerazione perché sono in arrivo aumenti di tre volte del costo dell’energia elettrica e di 5 volte quelli della bolletta del gas. E’ necessario quindi evitare questa stangata e contemporaneamente mettere mano al cambiamento del modello di regolazione”. “L’energia non è un bene di lusso e non può aumentare del 40%. Deve esserci un limite. Perché oltre questo limite c’è il rischio di una grave frattura sociale e dell’apertura di una pericolosa fase di depressione di tutta l’economia”.

La politica intervenga
Il governo deve dunque intervenire. “Noi abbiamo apprezzato le parole del ministro Cingolani – dice Miceli – perché si è mostrato molto preoccupato e intenzionato ad intervenire. Il compito della politica e delle forze sociali è quello di evitare che un processo decisivo come il cambio del modello energetico venga avversato da milioni di persone. Così non si fa perché c’è il rischio di rimettere in discussione il percorso di cambiamento che si è fatto finora per ridurre il riscaldamento globale. E’ tempo di cambiare a partire dalla struttura della bolletta elettrica che è gravata di costi non pertinenti, non legati all’energia, oneri che ricadono tutti sulle famiglie. Lo Stato, in tutti questi anni, ha concentrato sulle bollette elettriche tutte le sue inefficienze. Sarà bene che la bolletta torni ad essere quello che è: un misuratore del consumo effettivo di energia”. “Non è più accettabile – ha detto Miceli in un comunicato stampa diffuso ieri – che le esigenze di cassa dello Stato e i profitti delle imprese energetiche vengano scaricati sui bilanci famigliari”.