Di abbassamento delle tasse, come si sa, si parla da tempo. Il Governo Conte 2, in realtà, su forte pressione di Cgil Cisl e Uil, una prima riduzione del cuneo fiscale l’ha realizzata con la scorsa legge di Bilancio. Dal 1 luglio di quest’anno lavoratrici e lavoratori dipendenti con reddito fino al 40 mila ero hanno ricevuto in busta paga una riduzione delle tasse. Ovviamente non basta e secondo i sindacati non solo questo provvedimento va reso strutturale, ma occorre intervenire ancora sul carico fiscale del lavoro dipendente e su quello dei pensionati. Si contava sulla manovra 2021 che entro l’anno dovrà essere varata dal Parlamento, ma così non sarà.

A leggere bene la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza appena approvata da Camera e Senato, che contiene numeri e indicazioni per la predisposizione del bilancio dello Stato, si scopre che nessuna riforma fiscale è all’ordine del giorno immediato. Nella prossima manovra ci sarà, sì e per fortuna, appunto il consolidamento del taglio del cuneo fiscale introdotto da quella scorsa, ma poco altro.

Infatti tutto il resto, o quasi, sarà demandato a una delega al governo che dovrà predisporre una vera e propria riforma fiscale all’interno del Piano di riforme e resilienza, quello che utilizzerà le risorse europee del Next Generation Eu. In quella delega finirà anche il riordino delle aliquote e un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale. Mentre il tanto annunciato assegno unico per le famiglie dovrebbe - ma il condizionale è d’obbligo - trovare spazio nella legge di bilancio vera e propria ed entrare in vigore nel 2021. Un’altra delega in materia fiscale accompagnerà la manovra 2021 e si occuperà di riordinare gli incentivi alle imprese a cominciare da quelli ambientalmente dannosi, ben venga ovviamente.

“Per Cgil, Cisl, Uil, la riforma del fisco, annunciata in più occasioni dal governo, deve porsi l'obiettivo di ridurre le tasse a chi le paga, vale a dire a lavoratori dipendenti e pensionati. Questo deve avvenire attraverso un significativo aumento delle detrazioni, come intrapreso con la scorsa legge di Bilancio. Occorre poi ampliare, anche ai pensionati, e rendere strutturale tale intervento”. È quanto hanno dichiarato i segretari nazionali delle tre Confederazioni Gianna FracassiGiulio Romani e Domenico Proietti, al termine di un incontro.

Le proposte dei sindacati sono contenute nella piattaforma unitaria presentata da poco. “Occorre, successivamente intervenire tagliando le aliquote Irpef, rispettando il principio di progressività previsto dalla Costituzione”, proseguono i tre dirigenti di Cgil, Cisl e Uil: “Riteniamo necessario detassare gli incrementi contrattuali previsti dai rinnovi dei ccnl, così da determinare un effetto positivo immediato sul reddito dei lavoratori. Inoltre, vanno rimodulate le spese fiscali, va rivista in maniera organica la tassazione locale scongiurando ulteriori aggravi e introdotto un nuovo assegno familiare universale”. È auspicabile che il governo, in vista della predisposizione della legge delega, apra un confronto reale con le confederazioni a partire anche dalla piattaforma sindacale.

Il primo dei quattro documenti che accompagnano la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza è la Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva che analizza i dati del 2018. E così si “scopre” che l’evasione dell’Iva si è ridotta di 3,5 miliardi rispetto al 2017 grazie al pieno dispiegarsi dello split payment a una platea più vasta di quanto non fosse in precedenza. Dalla riduzione dell’evasione Iva, a cascata, è beneficiata tutta la catena di imposte a valle, come Irpef, Ires e Irap. Le mancate entrate tributarie 2018, nel complesso, diminuiscono di circa 5 miliardi rispetto al 2017 (86,2 contro 91,2 miliardi).

È verosimile, quindi, che l’evasione complessiva nel 2018 sarà probabilmente (i dati non sono ancora completi) inferiore ai 108 miliardi del 2017, ma comunque prevedibilmente ancora oltre i 100 miliardi. È ancora troppo, ma il sentiero è corretto. L’evasione deve essere fermata prima che si consumi. Prova ne sia la diminuzione dell’evasione del canone Rai, ridotto dal 36,6 al 9,9% tra i 2015 e il 2016 attraverso l’introduzione del pagamento nella bolletta dell’energia elettrica. Infine, sempre secondo la Relazione sull’economia non osservata anche la fatturazione elettronica ha permesso un incremento delle entrate stimate tra i 1,7 e i 2,1 miliardi di euro.

Se questi sono i dati ci si aspetterebbe che nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza vi fosse una previsione del gettito che deriverà dalla lotta all’evasione e invece così non è. Però nella Nota vi è l’annuncio di un fondo in cui confluiranno le risorse che arriveranno dal contrasto all’evasione che verrà destinato alla riforma fiscale e alla riduzione del debito.

I segretari nazionali delle tre Confederazioni Gianna Fracassi, Giulio Romani e Domenico Proietti hanno sostenuto che: “serve una svolta nella lotta all’evasione, così che l’Italia possa finalmente ‘togliersi’ la maglia nera in Europa. La pandemia ha reso evidente quanto siano indispensabili i 108 miliardi di euro che ogni anno vengono evasi. Oggi più che mai non possiamo permetterlo, per questo abbiamo individuato dieci azioni: il rafforzamento del sistema sanzionatorio; l’utilizzo di sistemi di accertamento innovativi, come l’incrocio di tutte le banche dati e la creazione di un’Agenzia con compiti esclusivi di accertamento, al rafforzamento delle dotazioni strumentali e dell’organico dell’Agenzia delle Entrate; il controllo sui redditi dichiarati almeno una volta ogni cinque anni; l’introduzione di meccanismi di ritenuta alla fonte anche per redditi da lavoro autonomo; la presentazione dell’Isee contestualmente alla dichiarazione; il potenziamento del contrasto d’interessi; la valorizzazione dell’importante ruolo dei Caf; l’elevazione a rango costituzionale dello statuto del contribuente”.