A fine luglio l’Istituto nazionale di statistica prevedeva una variazione congiunturale del Pil nel secondo trimestre dell’anno di -12,4 per cento e quella tendenziale di meno 17,3. E già così la situazione era preoccupante. Questa mattina sono arrivati i numeri definitivi e la situazione è ancora più nera. La doccia fredda è arrivata: meno 12,8 per cento il Pil rispetto al primo trimestre e meno 17,7 rispetto allo stesso periodo del 2019. E sono negativi tutti gli indicatori, anche quelli che, visti i provvedimenti presi in epoca di emergenza sanitaria, ci si aspettava con un segno più, a cominciare dalle spese delle amministrazioni pubbliche. Niente da fare, anche quelli sono scesi dello 0,2 per cento, per non parlare degli investimenti fissi che si contraggono del 2,6%.

Gianna Fracassi, vice segretaria generale della Cgil, esprime forte la preoccupazione della Confederazione di Corso d’Italia: “Era inevitabile la fortissima caduta del Pil. A renderla davvero preoccupante, oltre alla ovvia flessione dei consumi, anche pubblici, è la riduzione degli investimenti fissi”.

È un'economia non solo bloccata ma in profonda regressione. Ad attestarlo sono non solo i dati della contrazione dei consumi delle famiglie che si attestano a meno 6,7%, ma anche quelli della riduzione del fatturato dei servizi nello stesso periodo dell’anno, siamo a -21 per cento rispetto al trimestre precedente.

Occorre intervenire subito. “È il momento di cambiare profondamente e rapidamente paradigma rispetto alle politiche economiche, a partire dai prossimi provvedimenti.”, afferma ancora la dirigente di Corso d'Italia, “Per un significativo rimbalzo positivo nel terzo trimestre, che dovrà rimontare il -12,8% di Pil, bisognerebbe affidarsi prevalentemente al rilancio delle attività economiche nel mese di settembre, ma per i mesi successivi si dovrà fare i conti con la cosiddetta variazione acquisita per il 2020 corrispondente a -14,7 punti di Pil”.

Per Fracassi “la mancanza di investimenti e di aspettative positive ha generato una contrazione strutturale della capacità produttiva, dei redditi e dell’occupazione con dati pesantissimi”. “Non c’è più tempo. È il momento - prosegue - di rilanciare e riformare il modello di sviluppo del nostro Paese. Occorre utilizzare al meglio sia le risorse europee che le risorse della prossima Legge di Bilancio per realizzare così un Piano di ripresa e di rinascita dell’Italia che ricostruisca strutturalmente e qualitativamente il nostro sistema sociale e produttivo e, con esso, il lavoro, all’insegna della sostenibilità e dell’equità”. “Questo - conclude la vicesegretaria generale - può avvenire solo attraverso un nuovo e forte ruolo economico dello Stato e un nuovo protagonismo del lavoro”.