Oggi si materializza il primo risultato della piattaforma Cgil, Cisl e Uil su crescita, equità e sviluppo, elaborata e discussa con milioni di lavoratori e lavoratrici, che portò a un lungo confronto culminato con l’accordo del 17 gennaio scorso. Infatti, dalla busta paga di luglio i risultati di quella trattativa saranno visibili per circa 16 milioni tra lavoratori e lavoratrici. Tanti, infatti, saranno coloro che avranno un aumento del reddito netto in busta paga: 10 milioni di attuali percettori del bonus 80 euro lo vedranno aumentare a 100 euro netti, cui si aggiungono due milioni di contribuenti sopra la vecchia soglia di 24.600 euro e fino a 28.000 euro di reddito lordo complessivo annuo che si ritroveranno aumenti in busta fino a 100 euro nette mensili. Poi altri due milioni di lavoratori con reddito dai 28.000 ai 35.000 euro vedranno la loro busta “più pesante” per un importo tra i 99 e 80 euro netti (che gradualmente calerà fino ad azzerarsi in corrispondenza del reddito di 40.000 euro).

Ebbene, si tratta di un intervento di portata molto vasta, che inciderà su una platea ampia. Il confronto si è attivato nel perimetro già definito della legge di bilancio 2020 e, quindi, si è dovuto agire in maniera differenziata rispetto al reddito a causa degli interventi assai parcellizzati degli ultimi anni, come proprio il famoso bonus 80 euro. Alcuni esempi: un operaio con un reddito complessivo di 25 mila euro, che già percepisce gli 80 euro, vedrà un incremento mensile di circa 36 euro; un’impiegata con un reddito annuo complessivo di 30 mila euro vedrà un incremento mensile pari a circa 94 euro, di fatto comprensivi di quegli 80 euro che non ha preso negli ultimi sei anni perché troppo “ricca”.

Diminuire la pressione fiscale sul lavoro, tanto più in un periodo come questo, oltre a premiare i lavoratori, penalizzati nel corso della crisi scoppiata nel 2008, può aiutare a migliorare le aspettative delle famiglie, incrementare i consumi, aumentare la domanda e contribuire a far ripartire l’economia. Assai importante il fatto che tali incrementi saranno erogati anche sulle prestazioni di cassa integrazione, che è purtroppo la realtà che tanti lavoratori di imprese in crisi per il Covid-19 stanno affrontando. Ricordiamo, tra l’altro, che la diminuzione di reddito causata dalla cassa, per esplicita previsione di legge, non potrà determinare l’esclusione dal beneficio. Per intenderci, un lavoratore che da contratto avesse un reddito annuo di 12 mila euro e che a causa della cassa finisse per avere un reddito “troppo basso” per il bonus, lo riceverà comunque.

La vertenza sul fisco di Cgil, Cisl e Uil continua con la richiesta di una più complessiva riforma fiscale imperniata su equità e progressività, che realizzi una redistribuzione e promuova lo sviluppo. Che innanzitutto renda stabile nel tempo la riduzione fiscale, che diminuisca la pressione fiscale anche ai pensionati, che fornisca strumenti anche agli incapienti, ai precari, ai discontinui che, per come è oggi organizzata l’Irpef, non possono neanche fruire delle detrazioni per i figli a carico. Pilastro fondamentale della giustizia fiscale resta una vera lotta all’evasione. È senza dubbio un risultato importante e tangibile dell’attività del sindacato, ma sappiamo che il percorso verso un fisco più giusto dovrà portare nuovi risultati nella prossima legge di bilancio.

Cristian Perniciano è il responsabile politiche fiscali, economia e finanza pubblica Cgil