Ddl Zan: al Senato passa la tagliola. L'ordine del giorno sul non passaggio all'esame degli articoli, presentati dalla Lega e da FdI, sono stati approvati dall'assemblea che ha votato con voto segreto, concesso dal presidente Casellati. Grave il risultato: l'esame del provvedimento sul contrasto all'omotransfobia non può andare avanti. I voti favorevoli alla tagliola sono stati 154, i contrari 131 e gli astenuti 2.

La scelta del voto segreto era stata contestata in mattinata da Alessandro Zan, promotore e primo firmatario del Ddl: "Spero che la presidente Casellati non conceda il voto segreto sulla cosiddetta tagliola" perché "se il voto fosse palese" non ci sarebbero problemi. Con il sì al voto segreto, ha aggiunto, verrebbe violata "una prassi dell'ex presidente Grasso, che su questo tipo di procedura non ha mai concesso il voto segreto, perché è un voto procedurale non di merito". Non è andata così e lo stop segna un grande passo indietro nella lotta contro tutte le discriminazioni.

Duro il giudizio di Sandro Galittu, responsabile ufficio Nuovi diritti della Cgil: "Quanto accaduto certifica che evidentemente chi ha votato quel testo di legge alla Camera ha deciso poi di impallinarlo al Senato: lo dicono i numeri". Sul banco degli imputati non solo la destra, dunque, che il provvedimento lo ha sempre osteggiato, ma "chi ha dichiarato di voler sostenere il ddl Zan e poi però non lo ha fatta fino in fondo. A cominciare da quelle forze politiche che nel passaggio alla Camera avevano contribuito alla stesura della legge e che ora hanno sommato i propri voti a quelli della destra", attacca il sindacalista. 

Il risultato è sconsolante: "Sui diritti l'Italia si conferma un paese a sovranità limitata: non si approva una legge sui crimini d'odio nonostante le sollecitazioni in tal senso dell’Unione europea", osserva il dirigente della Cgil. Cosa accadrà ora? Il commento di Gallittu non è ottimista: "Diventa complicato immaginare un percorso da cui ripartire, poiché la maggioranza che aveva approvato la legge alla Camera non esiste più. Mancano anche i tempi tecnici, prima della chiusura della legislatura e considerando anche l’elezione del presidente della Repubblica".

Le uniche certezze sono tutte di segno negativo: "Affondando una legge che pure presentava dei limiti – sottolinea amaramente il responsabile Nuovi diritti della Cgil – l'Italia si pone fuori dal novero dei paesi fondatori dell'Unione". Abbiamo leggi contro i crimini d'odio relativi ad altre sfere (religiose ed etniche, ad esempio), ma non quando a essere chiamata in causa è l'omotransfobia. Continua insomma mancare "una legge di contrasto ai crimini d’odio occasionati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere delle vittime".

Inoltre, "l’azione antidiscriminatoria nei posti di lavoro, già colpita dalle riforme degli ultimi anni dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, continuerà a risentire della mancanza di una legge di deciso contrasto alle discriminazioni". In ogni caso
 "la nostra battaglia proseguirà - conclude - nel solco dei principi più volte enunciati in questi anni e al fianco della comunità gay lesbica e trans".