“Albertina Pretto si deve battere per ciò che le spetta”. Nina Daita, responsabile politiche della disabilità della Cgil nazionale, esorta così la sociologa dell’Università di Trento discriminata per la sua disabilità visiva e la cui storia è raccontata da Collettiva.it. “Noi siamo doppiamente discriminate, come donne e disabili – ricorda amaramente Daita -. Noi donne disabili dobbiamo fare il triplo salto mortale per dimostrare la nostra professionalità e la nostra preparazione, perché esistono stereotipi che ci ritraggono incapaci e improduttive. Le persone con disabilità non sono malate, portano solamente le conseguenze di patologie che possono essere superate con ausili e accomodamenti ragionevoli mettendo in situazione di parità rispetto agli altri colleghi”.

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Per la sindacalista sono quindi ancora da abbattere gli stereotipi culturali dannosi, nel nostro Paese come altrove: “In Spagna, Francia e Germania ci sono ancora grandi preclusioni. Per non parlare del Belgio, dove esistono due mondi, uno per i disabili e uno per i normodotati”. Daita sottolinea anche l’esistenza in Italia di una legge contro le discriminazioni nei confronti dei disabili “ma, visto che non prevede sanzioni, viene elusa”.  “Negli ultimi trent’anni – prosegue - ci sono state evoluzioni culturali notevoli, ma sicuramente c’è ancora moltissimo da fare: secondo me, ad esempio, è necessario avere le quote d’obbligo nel mondo del lavoro, non perché (come dicono gli imprenditori) una legge impositiva debba essere considerata una tassa aggiuntiva, ma perché negli anni può cambiare l’atteggiamento culturale verso le persone con disabilità”.

La responsabile politiche della disabilità della Cgil ragiona senza prescindere dalla nostra storia che ha fatto sì che ancora negli anni Settanta ci fossero le scuole speciali per disabili mentali e fisici, perché solamente nel ‘75 è stata approvata la norma sull’inclusione scolastica. “Nel concreto assistiamo ancora a molte situazioni di ingiustizia, ma abbiamo le armi per combatterle e andiamo avanti finché i nostri diritti non saranno garantiti, facendo ricorso alle sedi istituzionali e anche alle vie legali. Oggi – prosegue – abbiamo ancora un milione di disabili disoccupati iscritti al collocamento e la norma sull’inclusione scolastica non viene ottemperata a causa della didattica a distanza che ha portato a molte regressioni e a problemi di ordine psicologico: in questo momento di crisi pandemica siamo costretti a difendere ciò che abbiamo, ma, usciti dall’emergenza, dovremo sederci attorno a un tavolo e discuterne – conclude Daita -  e la Cgil sarà sempre dalla parte delle donne disabili”.