Ostinatamente dalla parte dell’integrazione. Anche stavolta, l’Inca, il patronato della Cgil, con l’Auser, il Sunia e l’altro partner del Progetto europeo Shubh, l’Arci, batte un colpo a beneficio di chi è migrato nel nostro Paese in cerca di una vita dignitosa. L’iniziativa, un percorso di due anni partito lo scorso 5 giugno, finanziato dal fondo Fami, il fondo asilo migrazioni integrazione, al 50 per cento dall’Unione europea e al 50 per cento dal ministero degli Interni e di cui l’istituto confederale di assistenza è capofila, è rivolta ai titolari di protezione internazionale, ossia gli ex richiedenti asilo che provengono da situazioni di violenza, di guerra, di discriminazione, che sono stati perseguitati per motivi politici nel proprio Paese di origine e che per questo, giunti in Italia, hanno ricevuto un permesso e si svolgerà in 7 regioni (Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia, Lazio, Marche, Veneto) e 21 territori.

“L’obiettivo – ci spiega Claudio Piccinini, responsabile del progetto Shubh e coordinatore dell’area migrazioni e mobilità internazionale del patronato della Cgil – è quello di fornire servizi per l’autonomia socio economica e culturale dei titolari di protezione internazionale, usciti dal circuito di accoglienza entro 18 mesi. Attraverso una presa in carico, un percorso individuale e personalizzato gestito dai partner del progetto, che con la loro rete di conoscenze e le loro capacità, i servizi di supporto e gli strumenti per la formazione e l’orientamento professionale, mirano ad assicurare questo livello di autonomia alle persone che entrano nel progetto. E contempla una serie molto articolata di attività, che possono essere ricomprese in tre grandi aree: l’introduzione al mondo del lavoro, attraverso la formazione; l’housing e il cohousing, tutto ciò che riguarda la casa; l’integrazione socio-culturale. E, per i minori, l’inserimento scolastico. Per raggiungere questi risultati, la gamma di servizi offerti è ritagliata sulle esigenze dei singoli destinatari del progetto”.

“Un percorso nuovo che parte dal nostro core business, la tutela individuale, che non tradisce i nostri valori – ha detto Michele Pagliaro, presidente dell’Inca, nel corso della presentazione –.  L’obiettivo resta quello di mettere al centro i diritti delle persone. E lo perseguiamo con altri attori della galassia Cgil, l’Auser e il Sunia, per rafforzare la confederalità di cui siamo protagonisti attivi.  In una società sempre più globalizzata, dove la mobilità è l’elemento con cui, sempre di più, dobbiamo misurarci. Una mobilità spesso obbligata per chi scappa dalle guerre e dalla fame, ma che può essere anche una scelta di crescita economica, di realizzazione. Credo che anche la vicenda covid ce lo abbia insegnato, soprattutto a noi dell’Inca che operiamo in tutto il mondo: persino nella civilissima Europa, abbiamo dovuto assistere a una situazione assurda, fatta di giovani che sono rimasti bloccati, che hanno pagato tutte le contraddizioni di questa società, che sono stati privati del lavoro in seguito al lockdown. In questi ambiti io credo ci sia molto da fare. Questo progetto è un primo, importante passo, che mette insieme 295 destinatari e ci spinge a sviluppare ulteriormente il rapporto e la collaborazione con le istituzioni territoriali coinvolte e sarà un'altra opportunità di crescita per l’Inca. Perché noi siamo dell’idea che raccogliere queste sfide accresce la nostra esperienza e ci permette di risolvere i grandi problemi con cui si confrontano le persone. Con il lavoro di tutti renderemo questo Paese un posto migliore”.