“Sconcertanti”. Così Sergio Bassoli, componente dell’area Politiche internazionali Cgil, definisce le parole del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, pronunciate davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Di Maio ha affermato di avere dei dubbi che la vendita di armamenti «all'Egitto si possa intendere come un favore dell'Italia anche perché ci sono altri Paesi che sono pronti a fare lo stesso" e di non credere che "quella cosa lì infici la ricerca della verità” sulla morte nel Paese nordafricano del giovane ricercatore. Inoltre il ministro ha auspicato “che la legge sull'export di armi», che è una legge «a geometria variabile», «possa essere riformata».  Bassoli si chiede quindi: "Il ministro pensa a una Costituzione, a una giustizia e a una verità per le violazioni dei diritti umani a geometria variabile? Magari senza disturbare il business delle armi? Dobbiamo arrivare a questo per giustificare la debolezza e la subalternità della nostra politica alle logiche dominate dal pragmatismo cinico gradito ai regimi e a chi antepone gli affari alla libertà di espressione, di associazione, al rispetto dei diritti come basi fondamentali della convivenza pacifica e di ogni sistema democratico?".

In occasione dell’audizione Amnesty International, Rete italiana per il disarmo e Rete per la pace (alla quale appartiene la Cgil) con un documento sono tornate a chiedere al ministro degli Esteri di chiarire ufficialmente se è stata concessa l’autorizzazione alla fornitura all’Egitto delle due fregate Fremm. Le associazioni promotrici della campagna #STOPARMIEGITTO hanno rinnovato inoltre la richiesta al governo di sottoporre al parere delle Camere la suddetta fornitura di un’altra ingente quantità di materiale militare del valore tra i 9 e gli 11 miliardi di euro. Una legge del 1990 stabilisce infatti il divieto ad esportare armamenti “verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere”. 

La medesima legge esplicita inoltre il divieto ad esportare armamenti “verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione” e “i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi” internazionali. A tal proposito le associazioni segnalano che il “Comitato contro la tortura" delle Nazioni Unite, ha accertato tali violazioni giungendo “alla conclusione inevitabile che la tortura è una pratica sistematica in Egitto”. Parere analogo è stato espresso anche dal Parlamento europeo nel 2018 e nel 2019. 

Viene quindi rivolto un appello al governo affinché sospenda tutte le esportazioni in atto e i contratti in corso di autorizzazione per forniture di armamenti e sistemi militari fino a quando le autorità egiziane non faranno piena luce sulla morte di Giulio Regeni. E non manca nel documento la sollecitazione all’esecutivo a ottenere l’immediato e incondizionato rilascio di Patrick Zaky, lo studente dell'università di Bologna da oltre cinque mesi detenuto senza processo nella prigione di Tora.