Il Covid-19 non ha fermato la solidarietà, tanto che sono 80 le famiglie italiane che a maggio hanno dato la propria disponibilità ad accogliere uno straniero grazie al programma di accoglienza in famiglia per rifugiati di Refugees Welcome Italia. L’ultima convivenza, in ordine di tempo, è quella di Luciana, 90 anni, ex staffetta partigiana a Roma, e Abdelaziz, 22 anni, studente emigrato dal Gambia. Da fine maggio Aziz è ospite nella casa di Luciana. “La quarantena mi ha fatto capire ancora di più l’importanza di avere una casa, non solo come spazio fisico, ma anche come spazio affettivo - racconta la signora -. Non ho avuto timore di fare questa esperienza: sono abituata a stare con i giovani, perché da più di vent’anni vado nelle scuole a raccontare la mia esperienza di partigiana. Il mio desiderio è che in questa casa Aziz si senta libero, come sono libera io”. Per Luciana Abdelaziz è come un nipote. “All’inizio avevo un po’ di paura, perché pensavo che vivere con degli italiani non fosse facile - racconta il giovane gambiano -. Poi però ho conosciuto Luciana e ho capito che saremmo andati d’accordo”.

 “Il rischio per un rifugiato è di trovarsi in una situazione di nuova marginalità che può compromettere i primi passi compiuti per inserirsi nel nostro Paese e, soprattutto, mettere a rischio la loro salute - spiega Fabiana Musicco, presidente di Refugees Welcome Italia -. Per questo abbiamo rilanciato la nostra campagna di ricerca famiglie, per capire se c'erano persone disposte ad ospitare una volta terminata la quarantena, nel rispetto di tutte le procedure necessarie”. Da qualche settimana è iniziato il processo di valutazione delle nuove famiglie candidate ad accogliere e di abbinamento con i rifugiati. Come Luciana e Aziz, ci sono altre nuove convivenze.

Lorena, 38 anni, anche lei romana, è in attesa di incontrare fra pochi giorni Yamen, l’ingegnere siriano che dovrebbe accogliere. “È arrivato il Covid e mi sono chiesta se potevo fare qualcosa avendo una camera libera a casa mia, rispetto a prima ho provato un maggiore senso di urgenza. Mi colpiva il fatto che, in questi mesi di quarantena, tante case e hotel avessero degli spazi liberi che sono rimasti inutilizzati nonostante ci fossero persone che avevano bisogno. Sono convinta che la convivenza sia un arricchimento, non solo per chi viene ospitato ma anche per chi ospita”.

Per candidarsi ad ospitare un rifugiato è necessario avere una camera libera nella propria casa ed iscriversi sul sito dell’associazione. Una volta ricevuta la candidatura, Refugees Welcome Italia si occupa di valutarla e procedere ad un eventuale abbinamento con un rifugiato o una rifugiata. Il processo è seguito e monitorato dai facilitatori dell’organizzazione, che seguono le convivenze dall’inizio alla fine.