La regolarizzazione dei lavoratori migranti contenuta nel decreto Rilancio è un primo passo, anche importante, ma non basta di certo. È questa l’opinione di Kourosh Danesh, responsabile  dell'ufficio immigrazione della Cgil nazionale.

Si tratta insomma di provvedimento tampone? 

Sì, perché la legislazione italiana sull’immigrazione oggi non corrisponde alla realtà dei fatti. Non dà quindi risposta alla presenza di migliaia di lavoratori migranti sul territorio italiano, e nemmeno considera quello migratorio come un fenomeno strutturale. Il nostro Paese avrebbe invece bisogno di dotarsi di una legislazione che assumesse come certezze questi due dati fondamentali. Bisogna insomma creare un sistema di canali d’ingresso, a partire da chi è in cerca di un lavoro, che possano creare garanzie di sostentamento durante la ricerca e un programma di reinserimento con garanzie nel paese di origine, nel di mancato impiego. Non servono provvedimenti emergenziali, ma interventi di carattere strutturale.

La cosiddetta sanatoria, tra l’altro, riguarda solo braccianti, colf e badanti. 

Questo è un altro limite del testo. Se la regolarizzazione non viene estesa a tutti gli altri settori lavorativi, i suoi effetti resteranno molto limitati. Ad esempio, nello stesso decreto Rilancio, sono previsti importanti strumenti di impulso per quanto riguarda l’edilizia. Gli incentivi che sono stati messi in campo aprirebbero una prospettiva di lavoro anche per i tanti lavoratori migranti del settore. Queste persone, che magari lavorano in nero e potrebbero emergere dal sommerso, non sono però coinvolte nella regolarizzazione. Per questo dico che siamo davanti a un primo passo importante, ma che deve essere integrato.

Quali sono quindi le proposte della Cgil?

Negli emendamenti che abbiamo avanzato c’è ovviamente l’allargamento della sanatoria e il progetto di un intervento strutturale sull’intera legislazione che regola il fenomeno migratorio nel nostro Paese. I cosiddetti decreti Sicurezza ora producono solo irregolarità, e quindi spingono migliaia di persone verso il lavoro sommerso e la criminalità organizzata. Le leggi italiane hanno prodotto un graduale restringimento dei diritti dei lavoratori migranti e un aumento di quelli costretti a lavorare in condizioni di privazione di ogni tutela lavorativa e sociale. Per questo bisogna semplificare i titoli di soggiorno e introdurre una regolarizzazione ordinaria per tutti. Ogni singolo straniero presente in Italia, che abbia un lavoro o affetti stabili qui, deve poterne usufruire.