Gli Italiani all'estero al tempo del Coronavirus rappresentano una realtà composita, fatta di comunità residenti  nei  cinque continenti, pari al 10% della popolazione italiana, che vive l'attuale contingenza divisa a metà fra l'ansia per la sorte degli affetti  in Italia, la paura per l'incolumità personale e della propria  famiglia, con il crescente timore per la crisi economica e occupazionale, che giorno dopo giorno diventa più evidente". Così Michele Pagliaro, Presidente di Inca, in una intervista rilasciata a italiannetwork/Italialavorotv, a cura di Mariella Ferrante, commenta la situazione in cui versano tanti connazionali, che vorrebbero rientrare in Italia, ma non possono a causa delle limitazioni alla libera circolazione indotte dalla pandemia. Ciononostante, spiega Pagliaro, il Patronato della Cgil è "in prima linea nell'assistenza e tutela dei diritti dei  connazionali all'estero, in collaborazione con il personale dei Consolati", che vivono “un disagio e un senso di insicurezza, ingenerati  anche da sistemi sanitari pubblici, lontani dal modello italiano, ma anche dalla reazione di non pochi  governi, che non hanno reagito con la dovuta prontezza alla minaccia del virus. Indubbiamente, ha spiegato, tutto ciò ha inciso negativamente sui nostri connazionali".

"La preoccupazione dei connazionali, espressa  agli operatori dell'Inca all'estero è per il lavoro che  sta 'saltando' con la chiusura di imprese e fabbriche, insieme a botteghe artigiane, studi professionali e società di servizi".  Il riferimento è ai tanti giovani Italiani temporaneamente all'estero, circa un milione fra studenti, ricercatori e docenti, nei confronti dei quali si è attivato  il "sistema Italia" per il loro rientro. Un'operazione complessa alla quale partecipano anche i Patronati, vere e proprie organizzazioni di prossimità per l'assistenza e  tutela dei connazionali nel mondo. "Sono migliaia e migliaia gli italiani  temporaneamente all'estero che ancora non riescono a rientrare: penso a quelli in Nuova Zelanda, in Australia, in Honduras, in  Colombia, per i quali si è concluso il contratto di lavoro temporaneo, ma non possono rientrare in Italia a causa della mancanza dei collegamenti aerei. Stiamo lavorando  in contatto con le Ambasciate e con la stessa Farnesina, per monitorare la situazione e cercare comunque di trovare le possibili soluzioni." 

Per il Presidente dell'INCA, "questa crisi, 'inedita', inciderà sicuramente sull'economia della maggioranza delle nazioni, provocando  un' ondata di disoccupazione, che coinvolgerà questi giovani. Per questo, spiega il Presidente di Inca, "credo che il nostro Paese debba trovare per loro una soluzione nel breve termine, perché  gli italiani all'estero, non lo dobbiamo dimenticare, sono una risorsa per il nostro Paese, sui quali c’è bisogno di investire". Considerando che gli effetti della pandemia non si esauriranno nel breve periodo, per Pagliaro la strada da intraprendere è quella che va verso una rinascita del Paese Italia, ma anche nella direzione di una visione più in generale dell’Europa. “Un Paese necessariamente più agile, più veloce, più determinato”. Ma lo si può fare solo se cambia contestualmente anche la visione economica in Europa, che “in questo periodo, ha mostrato un volto indeciso, anche nell'affrontare questa crisi”. Per questo c’è bisogno che nell’Unione europea possa maturare una coscienza diversa per affrontare le sfide del nuovo millennio, con modalità diverse, guardando un po' meno agli aspetti ragionieristici dei bilanci e di più e meglio alla condizione delle persone. Quindi, si dovrà  mettere al centro la persona, i suoi bisogni e le sue necessità  per costruire un mondo migliore" 

L'attività in corso in questo particolare periodo ha significato un  ampliamento dell'area di intervento all'estero del Patronato?

Pagliaro: "L'abbiamo adeguato alle esigenze del momento presente attraverso una rimodulazione di alcuni aspetti  regolamentari. Consideri che il patronato è  sottoposto ad un regime di regole piuttosto rigide che ne disciplinano il  funzionamento alla luce del mandato di patrocinio  rilasciato di persona dall'assistito, in Italia come all'estero. Ovviamente, nell'attuale situazione di lockdown è difficilmente applicabile. Per cui, il  Governo, consapevole del ruolo del Patronato di forte sostegno alle istituzioni del  Paese  e tenendo conto dell'attuale necessità di distanziamento sociale, ha introdotto con il DL 18 del 17 Marzo 2020, all'articolo 36 il 'principio della flessibilità', che ci consente di  lavorare a distanza, in orari flessibili, e di  ricevere su appuntamento gli assistiti andando il più possibile incontro alle loro esigenze. Ciò ha permesso all'Inca di operare al meglio sia in Italia che all'estero, tenendo nel dovuto conto le disposizioni locali dei Paesi in cui i nostri assistiti risiedono".

Un adeguamento  non facile, da parte della struttura, in rapporto alle disposizioni dei singoli Paesi...

Pagliaro: Il patronato Inca all'estero è promosso  da associazioni ed opera assieme ai sindacati locali che, per quanto ci riguarda, si rifanno al riformismo della sinistra. E questo è un punto di forza perché in tal modo l'Inca non è un corpo a se stante, non è una struttura rigida, ma ne plasmiamo l'attività, a seconda delle specificità del Paese in cui siamo insediati, partendo dalle stesse comunità italiane nella relazione con le istituzioni locali.  Un vantaggio che ci consente di cogliere le novità legislative e le misure messe in campo dalle istituzioni locali. In alcuni casi siamo, inoltre,  protagonisti di proposte che mettiamo in campo attraverso il  CGIE. E lavoriamo anche in  stretta relazione con i consolati e  le ambasciate.  Ebbene, credo che il ruolo dei Patronati vada sostenuto ed amplificato soprattutto alla luce dei tagli operati alla rete diplomatico-consolare, con  la spending review, che ne ha ridimensionato gli apparati burocratici, per cui - nella situazione di difficoltà che stiamo tutti vivendo -  si trova in estremo affanno, facendo  riferimento all'ormai "datato" accordo MAECI/ Patronati, di cui sembrano essersi  perse le tracce. Sotto questo profilo appare evidente, ad esempio, l'apporto offerto  agli anziani che chiedono ai nostri uffici  spiegazioni  sulle misure di contenimento dei rispettivi paesi. Spesso si tratta, infatti, di misure non chiare e nemmeno semplici da applicare. Per cui il nostro ruolo risulta essenziale, ed è con questa consapevolezza che stiamo cercando di mantenere i nostri presidi, compatibilmente con norme e disposizioni locali ma anche con quella dose di buonsenso necessaria a  tutelare la salute degli operatori e degli assistiti. In quest'ambito,  la predisposizione, sul piano della comunicazione, di numeri di telefono, indirizzi email, info sulle pagine social dell'Associazione transnazionale Itaca ed un costante aggiornamento del sito in ordine alla particolare situazione che si va via via determinando" 

Qual è l’apporto di Inca nella predisposizione della "Fase 2"? 

Pagliaro: "Ci stiamo  'ragionando' con la convinzione che dovremmo avere la forza di rialzarci e di ripartire tutti insieme , per cui condivido l'idea che il nostro paese debba porre attenzione anche a problemi ed  istanze degli italiani all'estero". Questioni suffragate " dall'esperienza degli Uffici INCA all'estero e dell'Associazione Itaca, a cui gli italiani si rivolgono per sapere cosa  fare nel caso abbiano perso il lavoro e quali diritti abbiano maturato nel Paese in cui vivono. Nondimeno, ci chiedono anche che cosa possa fare  l'Italia per loro, soprattutto nel caso in cui all'estero le condizioni di accesso ad un regolare lavoro non vengano raggiunte!"  

Mi permetta di insistere sulla Fase 2, il tema del giorno, sul quale è puntata l'attenzione degli italiani in Italia ma, anche all'estero. C'è un ambito, un settore, un segmento sul quale ritenete sia importante puntare per una ripresa del Paese?

Pagliaro: "Come Patronato confederale della CGIL la prima richiesta che stiamo cercando di portare avanti, con grande determinazione, è il lavoro in sicurezza. D'altra parte, credo che oggi più di ieri il tema della salute sia essenziale. In questo periodo, però,  abbiamo assistito ad un atteggiamento a volte non perfettamente coerente da parte delle associazioni datorial,i che spingono per riaprire le fabbriche, i cantieri. La guerra dei codici Ateco  (combinazione alfanumerica che identifica una attività economica - ndr)  è la prova di quello che sta avvenendo nel Paese. Noi sindacati riteniamo  che si possano aprire le fabbriche, gli uffici,  ma va preservata la sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori. Oggi credo che sia un dovere che  le Stato e il Governo devono garantire. Su  questo punto non abbassiamo la guardia. Abbiamo messo in campo dei protocolli  con le controparti,  e sarebbe auspicabile che questi protocolli avessero anche forza di legge. Abbiamo visto tutti gli effetti del virus, le difficoltà della sanità di questo Paese e penso che dovremo riconsiderare tantissimi aspetti fondamentali della nostra società nel momento in cui  sarà  finita questa vicenda. Penso alla tutela della salute,  a quello che purtroppo sta succedendo nelle RSA, l'assenza di controlli,  la mancanza dei dispositivi per la sicurezza che ha creato focolai in tutto il nostro Paese. C'è la necessità di una  rilettura e la politica deve  provare a correggere, partendo dal lavoro in sicurezza, dalla rivalutazione del servizio pubblico. Per anni abbiamo assistito a disinvestimenti nella sanità destinando risorse a strutture private. Ha disinvestito  nelle funzioni pubbliche ed, oggi, abbiamo appurato come sia fondamentale il ruolo del lavoro pubblico, come le forze dell'ordine, le forze armate, i vigili del fuoco, tutti quelli che in queste ore stanno provando a garantire la tutela della salute e della sicurezza. Partendo dall'assunto che nessuno si salverà da solo, che c'è  bisogno di un impegno collettivo, teso a mettere al centro il valore della persona,  credo che su questi aspetti la politica debba rivedere, nel prossimo futuro, tantissime cose, correggendone le tante anomalie". 

Al contempo, qual è l’impegno di Inca, nel contesto attuale, nei confronti degli immigrati?

Pagliaro: "E' un altro capitolo complesso delle problematiche che stiamo vivendo  al tempo del Coronavirus. C'è un dato di fatto: nonostante la pandemia,  i migranti  tendono ad arrivare ancora nel nostro Paese per sfuggire a condizioni di sopravvivenza  drammatiche. Ma nei loro confronti c'è, purtroppo, attualmente, molta disattenzione, mentre ritengo  che lo spirito solidale di questo paese non possa venire meno in questo difficile momento" . Quanto ai migranti soggiornanti in  Italia che sono attualmente sprovvisti di un regolare titolo di soggiorno, Cgil, insieme a Cisl e Uil, ha  rivolto un appello al Governo e al Parlamento italiano affinché sia emanato un provvedimento di regolarizzazione di tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici migranti soggiornanti in Italia, permettendo così l'accesso al  sistema dei diritti e delle tutele del mondo del lavoro. In alcune aree del sud Italia stanno per iniziare le grandi campagne di raccolta dei prodotti agricoli e  vengono a galla verità che spesso sono rimaste sotto traccia, come il dato di fatto che gli italiani non sono più disposti a fare determinati lavori e che non sono gli immigrati a rubare il lavoro agli italiani. Per cui  il lavoro bracciantile è finito per diventare prerogativa dei migranti. Adesso, però,  i problemi emergono con chiarezza.  Un esempio, per tutti:  la situazione di Cassibile (Siracusa)  che, in passato, in questo periodo si popolava di migranti. Oggi nella famosa fatiscente tendopoli non c'è nessuno e questo probabilmente provocherà ripercussioni sicuramente non positive sull'economia agricola locale e nazionale, se non si risolveranno i nodi che sottostanno all'esistenza dei tanti ghetti del nostro Mezzogiorno...e non solo"

Ritiene che - a seguito delle riflessioni indotte dalla  pandemia che ha imposto a ciascuno e alla società nel suo insieme priorità individuali e sociali, si riuscirà a trovare un nuovo equilibrio sociale ed una conseguente maggiore equità?

Pagliaro: "Credo che si possa considerare come 'auspicio' perché il nostro è comunque un Paese dove da un lato abbiamo una straordinaria Costituzione che mette al primo posto  le  pari opportunità  ma dall'altro lato sono state diffuse politiche neoliberiste che hanno avvantaggiato, soprattutto nel tempo della crisi, i pochi a discapito dei molti. E  credo anche che oggi in una condizione disastrosa dal punto di vista economico, con un calo del PIL del 9%,  questa possa essere una opportunità per ridisegnare un Paese a partire dalla sua Costituzione, che non solo prevede ambiti importantissimi come quelli della libertà e della democrazia, ma anche ambiti altrettanto importanti come appunto quello delle pari opportunità e della solidarietà. Questa nuova strada ci vedrà impegnati come Inca e Cgil affinché si affermi un Paese migliore per le nuove generazioni.