È un obiettivo puntato sul mondo il Festival di Cannes, che da oggi, 16 maggio, fino al 27 trasformerà la cittadina della Costa Azzurra nel cuore mediatico d’occidente. E non parliamo certo del tappeto rosso e delle star. Che pure non mancheranno, come sempre. Ma dei tanti, tantissimi film provenienti da tutto il pianeta (tre dall’Italia: Bellocchio, Moretti, Rohrwacher), che attraverso lo sguardo dei loro autori prenderanno posizione e racconteranno le trasformazioni del nostro contemporaneo, attraverso storie di migranti, di integralismi, lavoratori, donne e uomini che si battono per la difesa dei diritti civili e sociali mentre il grande capitale fagocita risorse, territori e popolazioni. Oggi come ieri.

È un grande autore come Martin Scorsese, per esempio, a portare al festival la denuncia di una pagina nera della storia recente degli Stati Uniti: lo sterminio degli indiani Osage, nell’Oklahoma dei primi anni Venti, per accaparrarsi il petrolio di quelle terre. È Killers of the Flower Moon, dall’omonimo romanzo-inchiesta Gli assassini della Terra Rossa (2017 Corbaccio) di David Grann, tra i titoli più attesi di Cannes. Sulla stessa lunghezza d’onda anche le lotte degli indigeni brasiliani nel corso dei secoli (La fleur de Buriti di João Salaviza e Renée Nader Messora), lo sfruttamento selvaggio della Terra del fuoco da parte dell’aristocrazia bianca agli inizi del ‘900 (Los Colonos di Felipe Galvez) o ancora la lotta di una Erin Brockovich messicana contro potenti società minerarie (Perdidos en la noche di Amat Escalante).

Ma non mancheranno anche i racconti più contemporanei sul mondo del lavoro. Meglio dire lo sfruttamento del lavoro. Pensando, soprattutto, al nuovo film di un grande osservatore della realtà come il documentarista cinese Wang Bing che in Jeunesse si addentra in uno dei distretti tessili più popolosi del suo paese, a 150 km da Shanghai, dove gli operai vivono e lavorano ammassati nello stesso luogo. Ma sarà bello anche ritrovare gli eroi proletari, commesse di supermercato e operai, protagonisti del nuovo attesissimo film di Aki Kaurismaki (Les feuilles morts) nuovamente alle prese con una poetica storia di marginalità e d’amore.

Anche quest’anno Cannes sarà una passerella dei più grandi nomi del cinema internazionale. Quello d’autore, l’abbiamo detto, che non resta indifferente ai drammi del presente. E tra loro il più grande, il più grande cantore della working class, Ken Loach di ritorno sulla Croisette (dopo due palme d’oro) con una storia di migranti siriani, di villaggi inglesi spopolati, e di un futuro possibile da costruire insieme (The Old Oak).

Wim Wenders, poi, torna con il suo cinema a Tokyo (dopo l’omaggio nell’85 a Yasuiro Ozu) col nuovo Perfect Days, che ci porta nei bagni pubblici della capitale del Giappone, dove lavora il suo protagonista in cerca di una ragione di vita. O ancora le tante storie sulla condizione femminile, sempre più difficile nei paesi stritolati dall’integralismo: quelle afghane all’indomani del tragico ritorno dei talebani (Bread and Roses di Sahra Mani) o quelle pakistane (In Flames di Zarrar Kahn).

Senza dimenticare, poi, il grande tema dell’Olocausto, declinato nelle forme più sorprendenti. Come The Zone of Interest del 58enne britannico Jonathan Glazer. Adattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore Martin Amis, il film ci porta attraverso un insolito triangolo amoroso tra nazisti all’interno e all’esterno di Auschwitz, nella totale indifferenza dell’orrore. Oppure l’occupazione nazista dell’Olanda raccontata dal premio Oscar Steve McQueen, in Occupied City, in cui ricostruisce la mappa della persecuzione ebraica attraverso luoghi e strade di Amsterdam.

E del resto, anche se per altri versi, di antisemitismo - ma non solo - ci racconta Rapito, il nuovo film di Marco Bellocchio - grande fra i grandi presenti a Cannes - che ricostruisce Il caso Mortara, del bambino ebreo sottratto alla famiglia da Papa Pio IX nel 1858, per essere cresciuto a Roma come cattolico.

A completare la nutrita squadra degli italiani in corsa per la Palma d’oro c'è Alice Rohrwacher con La chimera, in fondo in fondo una storia di lavoro anche questa, poiché racconta dei tombaroli clandestini in territorio etrusco. E poi Nanni Moretti con il suo Il sol dell’avvenire che, se ancora non siete andati al cinema a vederlo, vi invitiamo a farlo prima possibile. Mentre quello che accadrà a Cannes ve lo racconteremo nei prossimi giorni.