Dal tg della TV degli dei, ore 21.30. Buongiorno a tutti, sono Atena, la dea della Saggezza, e, ovviamente, con le mie fonti, riesco a sapere tutto quello che c’è da sapere…passiamo la linea, al volo, a Hermes, un figlio di Zeus nato 5 minuti fa…”.

È uno dei brani del libro “Il mito, il diritto, la storia – Tre anni di letture dei classici alla scuola media”, curato dal professor Giorgio Frontini, uno di quei docenti di cui non si parla mai, una di quelle risorse trascurate che nella nostra scuola, a dispetto della vulgata, ci sono e fanno la differenza. Frontini, laureato in lettere e Giurisprudenza e appassionato di diritto del lavoro, insegna Approfondimento letterario presso la scuola Giuseppe Mazzini di Roma (Istituto Comprensivo Via delle Carine) e porta tutto il suo bagaglio di conoscenza nell’insegnamento, nel rapporto con i ragazzi producendo quell’interesse che dovrebbe essere la linfa dell’apprendimento scolastico e non.

Leggendo il titolo sorge spontaneo chiedere al professore quale connessione esista, all’epoca della quarta rivoluzione industriale, tra lavoro e mito. Connessione da lui operata nella nota di presentazione del suo volume, nella quale parla di lavoro e Costituzione italiana, di apprendistato e contratto di formazione, di partecipazione, scuola, bisogni e lavoro, per poi presentare gli elaborati dei propri studenti sulle figure mitologiche, arrivando anche alla rappresentazione del loro agire in chiave contemporanea.

Il collante della creatività

“Il collegamento tra mito e lavoro – ci dice Frontini - è rappresentato dallo sviluppo della creatività, come della formazione, indispensabili sempre. Attraverso il libro "Il mito, il diritto, la storia", chi parla e i ragazzi, insieme, hanno tentato di indagare, scrivendo, ciò che del mito rimane di vero e costante nella psicologia umana. Il mito è una forma di organizzazione dell'attività mentale, e quindi della formazione, come pure dell'attività produttiva, del lavoro. Ancora, è un'espressione della creatività umana".

Quindi prosegue: "Proprio in base a questo il lavoro, nella sua forma più vera, in quanto intima potenza creatrice dell'uomo, si coordina con il mito, sia pure in una prospettiva di superamento. In tempi di alienazione e di crisi, va ricercato e riaffermato lo sviluppo di un lavoro che tenti congiungere l'elaborazione scientifica e artistica, a partire dalla dimensione collettiva. Un lavoro che, per essere veramente creativo, non può non riconoscersi nei bisogni del sociale. Quel che i ragazzi hanno realizzato e pubblicato, e io con loro, è una prima affermazione di una produzione nata da un'esigenza culturale e sociale diffusa, forma possibile di una nuova e liberatoria dinamica produttiva”.

Produzione di beni e di relazioni

Il professore giunge poi sino a Marx, quando sostiene che la produzione non è solamente di beni, ma anche produzione della società e di tutti i rapporti sociali, che “è poi il fondamento della riflessione marxiana sul capitalismo”.  Si deduce quindi che, nell’insegnare la sua materia, non prescinda mai dalla stretta relazione tra educazione, rapporti sociali e produzione di beni, che a questo punto sono materiali e immateriali, perché per Frontini anche “l’espressione ideologica di qualcosa di lontanissimo nel tempo”, come la struttura economico-sociale del mondo greco e romano, “può costituire la base educativa del mondo moderno: e qui c’è la scuola, qui come ovunque”.

I ragazzi, tutti dagli 11 ai 13 anni, rispondono con la partecipazione e con osservazioni critiche e personali, quando il professore di Approfondimento letterario parla con loro non solamente di scrittori e poeti greci, ma anche della vita sentimentale degli dei, di entropia e ordine, di Zeus e fato, dei micenei e delle lotte di potere a Itaca, dell’intervento della filosofia, sino a dare spazio alla pandemia. Qui troviamo la Moira Atropo, in uno scambio di mail con le Ore ipotizzato da un ragazzino di prima media, che si lamenta di avere troppo lavoro, troppi fili della vita da recidere, mentre la dea Ora tredici afferma di vivere nella pacchia perché gli umani muoiono a mazzi e quindi non badano al passare delle Ore. Il capitolo è stato intitolato “Dei, ragazzi, poeti ed eroi al tempo del Covid”.

Tutto si tiene

Ma torniamo all’idea fondamentale: “La produzione è anche produzione di rapporti sociali”. “Questa espressione del sociale e del produttivo nella scuola – sostiene ‘il Frontini’, come lo chiamano gli studenti - può dare adito a diverse variazioni del modo di essere scuola: scuola della partecipazione, dell’esclusione e altri modi. “Siccome tutto si tiene – afferma -, la scuola della partecipazione ricama moduli generali che sono la partecipazione di ogni soggetto sin dall’età minima, dalle scuole elementari. Tutto sommato i ragazzi sono chiamati a una dinamica e a una dialettica di partecipazione generale. Proprio questo collegarsi alla vita sociale è basilare ai fini della reazione della motivazione dello studente. Non esiste che, una volta capito che si parla del suo futuro, un ragazzo che dica ‘chi se ne frega’”.

Tutto si tiene: il lavoro, la produzione, la partecipazione, il mito, l’educazione. A dimostrare che un insegnante, ben preparato, appassionato e dal pensiero complesso, continua a fare la differenza nella scuola pubblica del nostro Paese.