Fondata nel 1952, la casa editrice Ediesse sta cambiando pelle, facendo parte del progetto di comunicazione della società Futura. Ma cambiar pelle non significa perdere la propria storia, né rinunciare ai suoi tratti distintivi. Tutt’altro. I piani editoriali in programmazione guardano a un catalogo unico nel suo genere nell’intero panorma dell’editoria italiana, allo stesso tempo cercando di proporre ai suoi lettori uno sguardo aperto e critico verso le nuove sfide di questo secolo, con particolare attenzione a temi riguardanti lavoro, diritti, economia, ambiente, società, culture.

In questo senso, e nel giorno dell’otto marzo, un esempio calzante viene fornito dalla collana “sessismoerazzismo”, diretta da Isabella Peretti, che annovera nel comitato scientifico personalità del calibro di Lea Melandri, Ambra Pirri, Stefania Vulterini. Da oltre dieci anni le sue pubblicazioni si occupano delle relazioni tra donne e uomini, denunciando l’attribuzione di identità stereotipate che hanno imprigionato la figura femminile a gerarchie di potere e sociali costituite dal dominio assoluto di una cultura maschile e maschilista.

Tra i vari titoli di riferimento e tra i primi proposti (2011) Partire dal corpo. Laboratorio politico di donne e uomini, nel quale ci si chiede (provando a rispondere) se donne e uomini, che la storia ha diviso in ruoli separati e spesso ostili, possano ritrovarsi in uno spazio comune, relazionale e dialogico, e in un tempo in cui inedite e fino a pochi anni fa inaudite pratiche performative confondono e mescolano la visibilità del corpo, mettendolo al centro del messaggio comunicativo. La curatela del volume è di Laura Gambi, Maria Paola Patuelli, Serena Simoni, Cinzia Spaolonzi.

Su questa stessa linea, apprfondendone alcuni contenuti essenziali, si colloca il libro di Laura Corrati Specchio delle su brame (2012, seconda edizione 2017), un’analisi socio-politica del tutto originale, ironica  e illuminata su genere, classe, razza, età ed eterosessimo nel vasto e redditizio mondo della pubblicità, messo a confronto con i nostri comportamenti nella vita quotidiana, e la manipolazione di mercificati modelli di riferimento.

Per entrare nel cuore del problema, vale a dire la violenza maschile contro le donne, da segnalare Il lato oscuro degli uomini, curato da Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini, fondatrici dell’associazione LeNove, che ha sviluppato negli ultimi tre decenni ricerche in ottica di genere in Europa e nell’area del Maghreb, oltre che in Italia. I numeri nel nostro Paese li conosciamo, o dovremmo conoscerli tutti: si continua a registrare la vergognosa media di un femminicidio ogni due/tre giorni,  e il valore aggiunto di       questo libro è il suo diverso punto di osservazione, che sposta l’attenzione dalle vittime ai carnefici, a quella “questione maschile” che tutta la violenza di genere sottende.

Oltre la collana, è corretto ricordare come anche il resto del catalogo dell’editore tenga fede a determinati argomenti. Limitandoci a un paio di citazioni, nell’area saggistica troviamo il puntuale studio di Maria Dolores Santos Fernàndez, docete di diritto del lavoro presso l’Università di Siena, dal titolo Femminile e maschile nel lavoro e nel diritto (2015), raccolta delle esperienze professionali di settore tra loro differenti, dove si incontrano contraddizioni e disagio, ma anche piccole vittorie e acquisizione di una propria consapevolezza.

Più recenti (2019, subito in ristampa) le pagine che illustrano Le leggi delle donne che hanno cambiato l’Italia, progetto editoriale realizzato insieme alla Fondazione Nilde Iotti, fondamentale per conoscere la battaglia per il diritto di voto, e quelle donne passate alla storia come “madri della nostra Repubblica”, elette nell’Assemblea Costituente, dando un contributo insostituibile alla scrittura della nostra Costituzione.

Per chiudere questa certo non esaustiva selezione di proposte, ancora per “sessismoerazzismo” di prossima pubblicazione il volume Donne senza Stato, incentrato sulla condizione delle rifugiate o esiliate, dato che sono le due curatrici Ilaria Boiano e Giorgia Serughetti a ricordarci come, se il concetto di rifugiato implica il tentativo di applicazione del prinicipio di accoglienza, l’esiliato rimane abbandonato al suo destino: un destino di cui nel corso della storia hanno fatto dura esperienza pensatrici quali Hannah Arendt, Simone Weil, María Zambrano, Ágnes Heller.