Appena pubblicato da Castelvecchi, Radical Choc (pp. 75, euro 10) è un agile pamphlet sulla nostra contemporaneità, poco incline a lasciar spazio all’illusione che quanto abbiamo disfatto, specialmente nell’ultimo secolo, in termini di sostenibilità ambientale, possa risistemarsi facilmente e in breve tempo. A scriverlo, in tempo reale, l’economista e attivista Giuseppe De Marzo, che già lo scorso anno, per lo stesso editore, con Per amore della terra aveva messo ben a fuoco molti dei temi rielaborati in questo nuovo libro, alla luce anche dei nuovi avvenimenti sopraggiunti, tra tutti la pandemia da Covid-19.

Una pandemia, secondo le teorie esposte dall’autore, per certi versi annunciata, dati gli sconsiderati interventi umani accumulati in particolare negli ultimi decenni, provocando la rottura degli equilibri naturali di un mondo che potrebbe ancora, malgrado l’esponenziale crescita demografica planetaria, riuscire a contenere e soddisfare le esigenze vitali di tutti.

La realtà invece ci racconta di un uomo cosiddetto “moderno”, di chiara ascendenza liberista, ormai abituato a vivere il rapporto con tutte le altre entità viventi solamente in virtù dei propri obiettivi, che risiedono esclusivamente nella necessità di soddisfare crescita economica e modello di sviluppo, senza tener minimamente conto dei limiti che la natura stessa impone.

Torna alla mente, nella lettura delle considerazioni proposte da De Marzo, una tra le più note riflessioni lasciateci da Pier Paolo Pasolini, allorquando l’intellettuale italiano distingueva tra sviluppo e progresso nei suoi Scritti corsari, indicando nel primo un mero avanzare dell’industria capitalista con il solo scopo di nutrire una costante speculazione economica, mentre il secondo rappresenta e dovrebbe raggiungere l’obiettivo di un miglioramento sociale e civile per la maggior parte degli esseri umani.

Non a caso il libro ci ricorda come nel corso della storia, nei suoi passaggi per l’appunto radicali, i mutamenti epocali possano portare a grandi catastrofi ma anche cambiamenti positivi. E nei tempi che stiamo vivendo è ormai evidente che la crisi sociale, ambientale ed ecologia, nelle forme del tutto inedite di fronte alle quali ci troviamo oggi, non può essere risolta dal sistema economico e culturale liberista, perché di tale crisi ne è la causa.

Si deve quindi proporre un modello completamente diverso da quello sinora dominante, che abbia tra i suoi fondamenti imprescindibili un’alleanza tra equità sociale e sostenibilità ecologica, dato che la mancata riconversione dei nostri sistemi industriali non ha soltanto portato alle nefaste conseguenze ambientali che possiamo ogni giorno osservare a occhio nudo, ma accentua ulteriormente le disparità tra le persone, allargando pericolosamente la forbice delle diseguaglianze tra gli abitanti del pianeta.

A questa analisi viene di solito ribattuto che le alternative all’organizzazione economica imperante siano pressoché inesistenti, ma ormai sappiamo non essere così: il cuore di questo libro vuole dimostrarlo, invitandoci a scegliere da che parte stare, senza più tentennamenti perché il tempo a disposizione per cambiare rotta è arrivato agli ultimi, ultimissimi giri di lancetta.

Le proposte sono ormai note, a partire da un serio investimento nello sfruttamento virtuoso delle energie rinnovabili; però chiamano in causa anche considerazioni profonde su noi stessi, sui nostri comportamenti quotidiani, sul valore che viene dato in questo secolo al concetto di vita. Allora, per non diventare complici di quei prestleader costruiti ad hoc dalle dalle nuove tecniche di comunicazione, che Trump e i suoi vari accoliti traducono in un sovranismo nazional-populista i cui effetti cominciano a essere ben visibili a chiunque abbia voglia di guardare, bisogna realizzare nella pratica l’idea di una nuova consapevolezza e rimboccarsi in fretta le maniche, chiamando in causa le nuove generazioni, ma non solo loro.

Anche perché le nuove generazioni sembrano avere a cuore il problema più dei loro genitori e dei loro nonni, e stanno concretamente tentando di offrire energie e idee che possano iniziare a muoversi verso un’altra direzione. Ma le nuove generazioni hanno bisogno del sostegno di chi le ha costrette ad affrontare un “futuro senza futuro”, perché il potere di decidere, di prendere quelle decisioni che davvero possano cambiare l’ordine delle cose, è ancora tutto nelle loro mani.

Nella sua preziosa prefazione al volume, Don Luigi Ciotti ricorda una recente espressione di papa Francesco: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.