“Povera Roma mia de travertino. T’hanno vestita tutta de cartone pè fatte rimirà da ’n’imbianchino”. 

Così Pasquino salutava nel maggio 1938 l’arrivo dalla Germania nella capitale italiana di Adolf Hitler, in un momento in cui le tensioni fra i due paesi, a causa dell’annessione di Vienna al Reich, erano ancora evidenti. 

“Mancano sei ore a quella prevista per l’arrivo e già per Roma non si circola più. Quanta gente c’è oggi a Roma? Non è possibile fare il calcolo. Certo che tutta la gente è per le vie come se il corteo dell’ospite dovesse passare per i quartieri più impensati”, scriveva il Corriere della Sera nelle ore precedenti la visita.

Nella capitale il Führer arriva la sera del 3 maggio in treno, alla stazione Ostiense non del tutto terminata.

Si preferì Ostiense a Termini perché la principale stazione della capitale era all’epoca poco meno di un cantiere a causa dei lavori di restauro e riassetto urbanistico di piazza dei Cinquecento, durante i quali anche il tanto discusso obelisco di Dogali sarà spostato nel giardino di via delle Terme di Diocleziano, dove tuttora è situato.

Tante saranno in realtà in quei giorni le finte vedute e le quinte in cartone (molti dei pannelli in marmo altro non erano che tavole di legno alle quali erano state incollate lastre che dovevano ricordare il travertino) in una Roma dai perenni - e storici verrebbe da dire! - lavori in corso.

La giornata del 4 maggio sarà quella della vera e propria visita alla città. Hitler e Mussolini compiranno diversi sopralluoghi più o meno istituzionali al Pantheon, all’Altare della Patria, ai Fori imperiali, al quartiere popolare di Centocelle e alla Basilica del Massenzio.

Dopo una breve gita a Napoli il Führer torna a Roma il 6 maggio  (rimarrà nella città eterna altri tre giorni in cui visiterà tra l’altro i Musei Capitolini, l’Ara Pacis, la Mostra della romanità e le Terme di Diocleziano).

Il professor Ranuccio Bianchi Bandinelli, critico d’arte antifascista, viene scelto come interprete e cicerone per la sua ottima padronanza della lingua tedesca. La vicenda è stata ricostruita nel documentario L’uomo che non cambiò la storia (guarda il film). 

A proposito dei rapporti fra Hitler e Mussolini, Bianchi Bandinelli dirà nei suoi diari: “Le relazioni fra i due erano singolari. Era evidente che non si piacevano”. Il suo racconto divertito e irriverente, tutto da leggere, dei due dittatori visti a confronto da vicino, meschini, megalomani e gelosi l’uno dell’altro è un esilarante ritratto grottesco e inedito di due uomini portati in giro come liceali in gita.

Il viaggio del Führer sarà totalmente snobbato dal pontefice, tanto che L’Osservatore romano non scriverà neanche una riga sull’argomento (non solo Pio XI si trasferirà nella residenza di Castelgandolfo, ma disporrà che tutte le luci dei palazzi vaticani siano spente e che le porte dei musei e della Basilica di San Pietro restino chiuse).

Dai giornali alla radio, dal cinema alla fotografia, ogni mezzo sarà predisposto perché tutti possano seguire il soggiorno di Hitler (ai 274 giornalisti italiani si aggiungeranno 130 tedeschi e 170 di altri paesi).

L’Istituto Luce sarà presente con “120 fra operatori, fotografi, operai specializzati, con quattro trucks sonori, venti automobili attrezzate per la ripresa dall’alto o in movimento e un reparto speciale per la ripresa a colori”, mentre la Radio seguirà con una radiocronaca tutti gli spostamenti a cominciare dalla partenza da Berlino.

Dal Brennero a Roma (l’arrivo alla stazione Ostiense, la prima giornata romana, a  piazza di Siena, la manovra di guerra aerea a Furbara, esercitazione tattica a Santa Marinella, la terza giornata romana, le manovre navali nel mare di Napoli, la rivista imperiale su via dei Trionfi, il commiato da Roma, la giornata fiorentina) la visita di Hitler è interamente documentata e visionabile attraverso i filmati dell’Istituto Luce.

Ma forse il modo più vero per conoscere l’essenza di quella storica, tragicomica visita, rimane ancora oggi quello di vedere il capolavoro di Ettore Scola, Una giornata particolare. Perché, come scrisse Sophia Loren nel suo libro di ricordi Ieri, oggi, domani , “basta poco per incontrarsi, basta seguire un merlo indiano scappato dal balcone, basta osare più in alto sulla terrazza, tra le lenzuola che asciugano al sole, per illuminare un cielo sbiadito di nuovi colori”. Basta poco perché una “donna e madre” incontri un uomo “né soldato, né marito, né padre”, raccontando una storia ancora, purtroppo, troppo attuale.