In questi tempi incerti, stravolti in ogni settore dalla comparsa del Covid-19, giunge a proposito la pubblicazione Ediesse del libro Lavorare tutti? (pp.164, €15) di Martino Mazzonis, giornalista e ricercatore con lo sguardo rivolto in particolare alla storia e lo sviluppo dell’economia statunitense come evidenziato da altri suoi scritti, tra i quali ricordiamo Come cambia l’America. Politica e società al tempo di Obama (edizioni dell’asino), che dieci anni fa illustrava la reazione in termini economici dell’allora presidente americano alla crisi dei Subprime iniziata nel 2007. 

Il sottotitolo scelto per questo nuovo saggio, “Crisi diseguaglianze e lo Stato come datore di lavoro in ultima istanza” già indica di per sé l’orientamento tematico del volume, ulteriormente specificato nella premessa di Gianna Fracassi, vicesegretario generale della Cgil, dalla corposa introduzione teorica di Laura Pennacchi, della Fondazione Lelio Basso, con la chiosa in postfazione di Riccardo Sanna, capoarea delle politiche per lo Sviluppo Cgil.

Sin dal primo capitolo Mazzonis ci racconta un’America divisa in due, quella che corre e quella dimenticata, separate tra loro da un punto di vista economico, sociale e politico, tenendo presenti le grandi trasformazioni che stanno accompagnando la nostra epoca e le conseguenze derivanti dal rapido cambiamento tecnologico, unito al fenomeno delle migrazioni; uno scenario, ricorda Mazzonis, che chiaramente non può riguardare soltanto gli Stati Uniti d’America, ma anche l’Europa e i Paesi asiatici, Cina in testa.

Sono però le risposte di quella che continua ad essere, malgrado tutto, la prima potenza al mondo il focus di questo studio, a cominciare dalla proposta che il Congresso Usa e i media statunitensi definiscono Green New Deal, arrivata dopo che la profonda crisi attraversata dal Paese ha favorito l’avanzata sovranista di aggregazioni quali il Tea Party, oltre la stessa elezione di Donald Trump alla conlcusione del doppio mandato di Barack Obama.

Mazzonis definisce l’ipotesi del Green New Deal “non irrazionale ma immaginifica”, rispetto l’irrazionalità politica profusa a piene mani da chi ha sostenuto e continua a sostenere la leadership del magnate americano, dato che le alternative messe politicamente in campo dalla giovane outsider Alexandra Ocasio-Cortez e dal Sunrise Mouvement indicano una direzione ben precisa, con la prospettiva di un futuro migliore. Al Green New Deal viene indissolubilmente legata la funzione del Job Guarantee, anch’essa inizialmente elaborata dagli economisti del Levy Institute, sostenitori del MMT, la Modern Monetary Economic, progetto coordinato da Stephanie Kelton, tra l’altro consigliera economica di Bernie Sanders, al fianco della Ocasio-Cortez nel sostenere questa iniziativa politica, che dunque coinvolge quella che viene riconosciuta come l’ala più radicale dei Democratici, ma non solo, attraendo anche altri esponenti del partito.

Tratteggiando gli elementi essenziali di queste due proposte, che puntano alla creazione di occupazione in ambiti cruciali quali la lotta al cambiamento climatico e il lavoro di cura nelle società avanzate occidentali, l’autore descrive la possibilità di meglio equilibrare l’avanzare apparentemente inarrestabile del processo economico in chiave neoliberista, con le derive finanziare che porta con sé, nel tentativo di arginare la caduta libera delle sperequazioni, in atto ormai da quasi mezzo secolo.

Nella seconda parte del volume, Mazzonis invita il lettore a una riflessione teorica su Green New Deal e Job Guarantee in chiave nazionale, partendo da un quadro ben noto, i cui contorni vengono delineati dalla forte disoccupazione, dai tanti che lavorano poco, dalle conseguenze nefaste di provvedimenti più o meno lontani, ultimi il Jobs Act e il Reddito di cittadinanza, lungi dall’aver risolto o almeno migliorato in maniera sensibile i dati riguardanti la partecipazione al mercato del lavoro e quelli sull’occupazione.

Da qui allora l’idea di individuare, come nel libro viene ripetuto, “misure non convenzionali capaci di portare il Paese fuori da una lunga crisi”, con tutto ciò che tale definizione comporta oggi. Non si può infatti non annotare che nel frattempo, in questi ultimi due mesi, molto è cambiato nel sistema-mondo del lavoro italiano e internazionale, come dimostrano quelle “prove di socialismo” registrate negli Stati Uniti in termini di sanità pubblica e distribuzione salariale, inevitabili per tentare di aiutare le persone più in difficoltà, e le enormi complessità che Italia ed Europa si apprestano ad affrontare a ridosso di una “Fase2” contorta e ancora tutta da decifrare.

Da qui i motivi per cui, pur non potendo prevedere quanto sarebbe accaduto di lì a poco, un libro come questo può essere una concreta fonte di ispirazione, per non dissipare la possibilità di riportare un minimo doveroso di giustizia sociale tra gli abitanti di un pianeta che fatica a respirare di suo, ben prima l’arrivo del virus.