Entrata in vigore il primo gennaio del 1948, coi suoi 139 articoli più 18 disposizioni transitorie, la Costituzione della Repubblica italiana compie settant’anni nel 2018. Nel corso dell’anno, su Rassegna, non mancheranno le occasioni per celebrare, approfondire, discutere i temi della nostra Carta che, all’indomani di una guerra e dopo vent’anni di regime fascista, istituì una “Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Ma non vogliamo perdere tempo, e vi proponiamo subito, dai nostri archivi, un primo gruppo di contenuti che hanno un interesse storico e documentale.

Seguiremo il filo rosso del lavoro e del sindacato: come permeò il dibattito nell’Assemblea costituente e in che modo si concretò nel testo costituzionale. Seguiremo anche il filo della memoria, recuperando interviste, parole e ricordi dei protagonisti.

QUI TUTTI I MATERIALI

Cominciamo da una guida curata da Valerio Strinati, e pubblicata in allegato a Rassegna nel 2009, che illustra tutti i temi attinenti al lavoro e al sindacato nella carta costituzionale. "Nella Carta troviamo i punti fermi di una cittadinanza che estende i confini dei diritti e dei doveri dalla sfera civile e politica a quella sociale. Fondare sul lavoro la Repubblica democratica fu una scelta dirompente, di chiara discontinuità non soltanto con il regime fascista, ma anche rispetto al precedente ordinamento liberale".

Proseguiamo con un’intervista a Vittorio Foa che Rassegna pubblicò nel 2005, a firma di Giovanni Rispoli. “In un paese in cui la memoria sembra ridotta a un retrobottega della polemica politica quotidiana – scrive Rispoli – , un magazzino dove ognuno va a pescare quel che serve ai bisogni del momento, Vittorio Foa ha rappresentato indubbiamente un’eccezione. Quello che prima di tutto ci colpì fu il suo personalissimo modo di ritornare al tempo passato: uno stile narrativo in cui il confronto sempre aperto con il presente, l’intrecciarsi continuo dei ricordi di ieri con le vicende più attuali, non tradiva mai la verità, la dignità, di ciò che è stato. Appunto da un parallelo tra passato e presente, tra il clima nel quale l’Assemblea costituente condusse i suoi lavori nell’immediato dopoguerra e quello in cui, nel corso di quei mesi – con Berlusconi a Palazzo Chigi –, si stava ponendo mano alla Carta fondamentale, partì la nostra conversazione”.

Il clima in cui lavorava la Costituente – rammentava Foa nell’intervista – era molto positivo. C’erano dei conflitti forti, con accenti duri, spesso personali. Ma la cosa che mi colpì subito è che mentre al mattino si discuteva della politica di governo, con toni aspri fra destra e sinistra, nel pomeriggio si lavorava, serenamente, per le regole. Questo clima, questa ricerca continua di una coesistenza tra le diverse forze presenti nell’Assemblea, mi pare si sia largamente perduto. E ciò è molto triste. Il conflitto non può essere negato: c’è e rimane; ma esiste sempre la possibilità di superarlo, di guardare alle cose su cui si può andare d’accordo”.

Di quella giornata, delle parole di Vittorio Foa, ci resta la testimonianza video: l’abbiamo pubblicata in una prima parte, e in una seconda, e in una clip di sintesi.

Come ha scritto Davide Orecchio commemorandolo all’indomani della sua morte, Vittorio Foa c’insegnò per ore: “Ha deciso di parlare: la politica (si è detto), il sindacato, Giuseppe Di Vittorio, una Cgil materna, la guerra, i giovani, la dignità del lavoro e della classe operaia, l’autodeterminazione del lavoro. E il discorso (che è voglia di vivere e ragionare) sconfigge l’età, azzittisce i due bastoni di legno che aiutano Foa rendendolo anche schiavo, riscalda le sue gambe magrissime, rafforza il torace piegato, illumina gli occhi perduti, vivifica la bocca, scuote le mani che devono aiutare la spiegazione, allerta il suo udito che deve ascoltare le nostre domande. Il discorso, la voglia di discutere, tiene Vittorio Foa con noi, che siamo testimoni del suo dono. Quasi pietrificati dal miracolo, constatiamo in quest’uomo la capacità rara di nutrire il prossimo solo con le parole, di accenderlo coi soli concetti”.

Tornando al dibattito sul lavoro, ancora un’intervista di Davide Orecchio a Piero Craveri, storico del diritto e delle istituzioni, pubblicata nel 2005, aiuta a ripercorrere i mesi della Costituente e il loro esito nella Carta del 1948. Craveri ricostruisce quali furono i temi centrali discussi riguardo al mondo del lavoro e alle sue organizzazioni di rappresentanza. E quale il quadro sindacale definito dal dibattito costituente, che avrebbe poi dettato i decenni successivi di vita democratica e sociale del nostro paese.

La discussione su diritto del lavoro e ordinamento sindacale – spiega Craveri – “si sviluppò all’interno delle sottocommissioni, quindi della Commissione dei 75 e infine in Aula, quando si trattò di votare il testo costituzionale definitivo. Ed ebbe per epicentro l’opera svolta in due sottocommissioni. La prima sottocommissione definì, in modo particolare, l’articolo 40, ossia il diritto di sciopero. Ne facevano parte Palmiro Togliatti, Lelio Basso, Giuseppe Dossetti – solo per citare i costituenti che diedero il contributo maggiore. La terza sottocommissione, invece, formulò sia l’articolo 39 (sull’ordinamento sindacale e la contrattazione collettiva), sia l’articolo 46 (che riguarda la partecipazione dei lavoratori alla vita e alla direzione delle aziende)”.

Qui il testo degli articoli 39, 40 e 46.

Qui riportiamo invece una sintesi dei contributi principali alla discussione sugli articoli 1 e 3 della Costituzione, curata ancora da Giovanni Rispoli. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”; e ancora: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Se si vuole andare ai caratteri decisivi della nostra carta fondamentale, a ciò che fa di essa uno dei testi costituzionali più avanzati nell’Europa del secondo dopoguerra, è sicuramente a questi due precetti che bisogna tornare: al primo comma dell’articolo 1 e al secondo comma dell’articolo 3 (strettamente legato, quest’ultimo, al comma che lo precede: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” ecc.). Sul loro significato, sulla loro effettiva realizzazione nel corso degli anni – e sino ai nostri giorni –, su diritti e Costituzione, in altre parole, finora tanto si è detto e scritto. Qui vogliamo ricordare, e riportare, alcuni dei passaggi principali del dibattito che si svolse in seno alla Costituente.

E riproponiamo, infine, l’intervento di Giuseppe Di Vittorio alla Costituente. È tratto dalla relazione sull’ordinamento sindacale che il segretario generale della Cgil tenne alla III sottocommissione, nel 1946. Il testo affronta tutti i temi nevralgici del lavoro in democrazia: dal diritto di associazione al diritto di sciopero, dal ruolo dei sindacati alla loro personalità, pluralità, libertà e funzione.