A quasi 950 giorni dalla scadenza del contratto di lavoro per il comparto sicurezza e difesa, dopo diversi tira e molla dovuti anche al succedersi di differenti governi, alcuni dei quali non avevano stanziato nessuna risorsa (nonostante i roboanti proclami) siamo finalmente entrati, da qualche giorno, nel vivo di una discussione che dovrà caratterizzare questo tavolo di rinnovo con i dovuti interventi sul versante normativo, in un settore da troppo tempo trascurato.

Al netto della definizione delle risorse e su come poterle allocare al meglio sul delicato capitolo degli accessori, il tema vero di questa tornata sta nel come restituiamo dignità a un tavolo che, nel tempo, ha perso molto della propria autorevolezza e autonomia, di certo non per colpa di chi rappresenta i lavoratori che vestono una divisa.

Il riferimento va ai lunghi anni di blocco dei contratti nonché agli interventi che, anche di recente, ne hanno "invaso il campo" spesso con specifici interventi a carattere contrattuale. Da quando ci è stato dato per la prima volta modo di esprimerci  abbiamo posto l'annosa questione dello straordinario.

Ci preme capire come aumentare la singola ora di prestazione straordinaria con una diversa alimentazione rispetto alle risorse contrattuali, mirando a concentrare, per ragioni pensionistiche e previdenziali, buona parte delle stesse sul trattamento economico fondamentale. La ragione di ciò risiede nell'eccessivo ricorso al lavoro in regime straordinario che determina, nel comparto di riferimento,  percentuali significative all'interno della retribuzione complessiva generale; volumi di gran lunga superiori agli altri ambiti del pubblico impiego.

Altra importante questione la richiesta di avvio della previdenza complementare con soluzioni che conducano ad una pensione dignitosa per le lavoratrici e i lavoratori in divisa, in particolare per quelli più giovani. Di fondamentale importanza la discussione che riguarderà il cosiddetto "pacchetto sicurezza", al cui interno si dovranno prevedere forme assicurative e di tutela per il personale, in particolare rispetto alle responsabilità civili connesse alle molteplici attività di servizio.

Stesso dicasi per una rivisitazione complessiva del modello sindacale che non potrà limitarsi alla mera discussione di una sola o soltanto di poche norme che andrebbero, quanto prima, riformulate e ammodernate. Ci attende pertanto un autunno che potrebbe essere foriero di positivi risultati sempre che, governo e amministrazioni, intendano, come noi, fare sul serio. 

Su questo come Silp Cgil siamo determinati a fare bene, anche a tappe forzate, senza lasciare per strada aspetti importanti di discussione che migliorerebbero le condizioni di vita e di lavoro di coloro che, con l'autunno alle porte, dovranno gestire ulteriori criticità con nuovi e impegnativi carichi di lavoro. Di certo li affronteranno con determinazione e professionalità consapevoli di essere sempre in meno e con un'età anagrafica tra le più alte nel mondo. La firma del contratto è pertanto anch'essa un modo di riconoscerne il sacrificio e l'impegno.

Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil